lunedì 8 febbraio 2016

Tema

Come uno scolaro impreparato mi misi a copiare un tema della mia vicina di banco. Lei scriveva di un amico che se n’era andato, io lo cambiai con il ritratto del mare calmo. Scriveva velocemente con la testa appoggiata al braccio, sembrava che dormisse con la penna in mano, era un sismografo che scarabocchiava un terremoto lontano. Scrisse di pianti e io di nubifragi, di speranze perdute e io di navi. A quel tempo le giornate erano lunghissime, stare una mattina sui banchi era come stare sulla spiaggia a prendere il sole. Allungavo il collo per sbirciare, lei faceva finta di nulla, sapeva che a me piaceva copiare. Che c’era di male se avevo bisogno delle sue parole per imparare a trovare le mie. Che c’era di male se lei era veloce nel mettere nero su bianco quando io non sapevo come mettere due parole in croce. Solo copiare per me era l’unico modo per saper comprendere la differenza tra il dire e il fare o tra il bene e il male. Alla fine del tema il suo amico se n’era andato altrove mentre il mare era rimasto uguale. La campanella suonò. Lei prese un bel voto mentre io presi molto di meno, perché scrissi solo che il mare andava avanti e indietro.
- Troppo poco! – disse il maestro.
- Non so scrivere altro.
Quando andai al mio posto, lei fece una smorfia.
- Perché non hai copiato? – mi sussurrò quasi di nascosto.
Alzai le spalle e sedetti al mio posto.
- Sei proprio un cretino!
Tre giorni dopo, lei ricevette una lettera dal postino.



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