domenica 20 novembre 2016

Viaggio al termine dell'incipit (11)


Come sia arrivato a Cuzco è un mistero. Essere nella plaza de armas è uno scherzo del destino. Credo di avere perso tempo tra il Machu Picchu e il lago Titicaca a respirare aria rarefatta di civiltà antica. Camminando alla ricerca di quella meravigliosa ragazza ho cancellato ogni traccia. A queste altezze si ha l’impressione di non esistere. Una bella sensazione la non esistenza. Ora sono seduto su di una panchina, risvegliato da un vecchio inca che mi sta seduto accanto. Assomigliamo a due campanili che segnano ore diverse sulle nostre facce, quadranti di orologi aperti come cipolle. La panchina è la chiesa. La vita intorno una santa messa.
- Da dove vieni, ragazzo?
- Dall’altra parte del mondo.
- Cosa cerchi?
Prendo la moneta che ho in tasca e gliela porgo.
- Questo.
Lui la osserva sulla sua mano ruvida che ha solo linee della vita.
- Un nuevo sol?
- Sì.
Me la restituisce e io la rimetto in tasca.
- Come ti svegli al mattino?
- Scusi?
- Sei come tutti. Al mattino vi svegliate rassegnati.
- Io mi sveglio perché ho un obbiettivo.
- E quale sarebbe?
- Portare a termine.
Il vecchio sorride e si tocca la faccia spostando le lancette. Il suono della campane toglie le parole. In questo silenzio di salvezza tra un din e un don, risale la nostra anima, su gradoni di una piramide, architettura complessa e perfetta della sommità di Dio, che si esprime nella sua interezza, quando il sole giunge con la sua luce a riprendersi il mattino. Stare in cima non basta.
- Senti, ragazzo, lo senti?
- Sì.
- Il tempo è un’illusione, le parole sono merce. Ogni parola è complessa, per qualcuno potrebbe essere salvezza, per qualcun altro la morte. Immagina poi una frase, quante emozioni vanno a condizionare il nostro cuore, ora pensa a pagine e pagine di innumerevoli parole che spostano le nostre frequenze. Vedi, ogni parola è una sentenza o una liberazione. Ogni frase la condanna o la verità. Ogni libro la galera o la vita intera.
- Non capisco.
- Non salvare chi non vuole essere salvato. Non prenderti mai questo potere assoluto, neanche con te stesso. Sei solo un uomo, una cellula dell’universo.
Il vecchio si alza e mi saluta. Mi sale una rabbia incomprensibile. Le sue parole hanno toccato corde tese del mio sistema nervoso, i tendini si sono messi a suonare un certo disordine, e i muscoli si sono contratti in assenza di flusso sanguigno bloccato dai linfonodi che si sono messi di traverso. Tiro fuori la pistola e gliela punto alla schiena, è arrivato il momento di demolire la diga.
- Sei tu quello che sto cercando?
- Io sono solo l’inizio.
continua...



Nessun commento:

Posta un commento