domenica 6 novembre 2016

Viaggio al termine dell'incipit (7)

- Hey, hombre…
Vengo svegliato da uno scossone alla spalla. Apro gli occhi e vedo l’autista. Il pullman è arrivato al capolinea. Il giorno si è svegliato con me.
- Dónde estamos? – domando.
- En Perù.
Riprendo coscienza lentamente. Sono riemerso da una profondità ignota.
- La chica? dónde está? – chiedo con vigore all’autista.
- Qué chica?
Gli descrivo, con enfasi, come quando si perde la testa, la ragazza che ha dormito sulla mia spalla tutto il viaggio; gli dico com’era vestita: i suoi capelli, le sue mani, il suo profumo.
Lui ride. Lui se la ride coi sui quattro denti in croce.
- Hey, hombre, un extraño ve siempre el sol.
E se ne va ridendo ancora.
- Un nuevo sol, hombre, es un sueño.
Possibile che quella ragazza non sia esistita? Eppure sento ancora la pressione sulla mia clavicola. Scendo dal pullman. In tasca ho ancora la moneta, e la pistola sempre dietro alla schiena. Salgo su un moto taxi.
- A dónde vamos?
- Vamos.
Lui alza le spalle e parte. Ripenso a lei dimenticando tutto il mondo intorno. Riavvolgo la pellicola della sera prima, cerco la sequenza di lei che si avvicina. Non la trovo. Una scena che è stata tagliata dal regista. Già, ma chi è il regista? Buona la prima!! poi qualcosa deve essere andato storto, poi qualcosa ha deciso che quello che era successo andava cancellato, per mancanza di coerenza, per mancanza di un seguito, per mancanza di fondi. “Questa no”, un ordine arrivato al montaggio. Eppure quella scena era perfetta, possibile che si cambi il progetto dovuto dal caso? Voglio quella immagine, voglio quel momento, voglio quel ricordo conficcato nella mia mente che posso andare a cogliere quando voglio, indipendentemente se gli occhi saranno aperti o chiusi. Non c’è, non la trovo. Ora ricordo che da bambino persi una moneta perché avevo le tasche bucate. Piansi perché era la prima moneta che mi venne regalata. Mio nonno mi disse di tenerla con cura, e io la persi. La cercai per tutte le strade del paese ma non la trovai più. Mi sentii così povero che dovetti mentire a tutti dicendo che l’avevo messa in un posto sicuro. Il posto sicuro per tutta la mia vita è sempre stato nelle tasche degli altri.
Fermo il moto taxi. Pago il dovuto. E lui parte. Non ricordo quanta strada abbia fatto. Davanti a me un bar con l’insegna “El piloto”: posto ideale per farsi portare. Da quando sono qui, mi sono solo fatto pilotare. Entro. Un signore dorme sul tavolo, un altro sta dietro al bancone.
- Donde puedo encontrar una habitación?
- Aquì.
Mi porge una chiave, due birre e mi indica la porta. Mi chiudo dentro. Mi spoglio e mi faccio una doccia veloce poi salto sul letto. Il mio culo batte su qualcosa che sta sotto. Guardo bene e ci trovo una valigia. La tiro verso di me e l’apro. Dentro ci sono un sacco di dollari. Li conto. Un milione di dollari. Una cazzo di valigia con un milione di dollari. La paura mi prende il cuore. Mi manca l’aria. Che cazzo ci faccio con una valigia con un milione di dollari? Mi vesto, rimetto la valigia sotto il letto. Apro la porta, vado verso il barista:
- Perdóname…
Non mi fa fare neanche la domanda che mi risponde immediatamente.
- Un amigo muerto.
E si fa il segno della croce.
In questo posto l’hombre vive, l’amigo, fa sempre una brutta fine.

continua...



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