mercoledì 19 luglio 2017

Una goccia nell'oceano

Una goccia nell’oceano – così dicono.
Quando ti accorgi, anche solo per un attimo di una goccia nell’oceano, e ci metti un po’ di premura, cortesia, attenzione tipica del contadino che sogna di essere un marinaio, ecco che una goccia seminata in un punto preciso dell’oceano – aspettando che piova sul bagnato – apre, spalanca, squarcia la superficie, e un albero a vapore improvvisamente soffia con impeto verso il cielo la sua esplosione vitale. La miccia è una vena colorata nel torace, il detonatore è la goccia che fa traboccare il vaso di luce.
Una goccia nell’oceano – così dicono.



giovedì 6 luglio 2017

Il dilettante

Il dilettante ricerca, con assiduità, il mestiere, ovvero, ciò che definirei: la svolta. Ha quasi una sorta di mania di onnipotenza, si muove lungo sentieri in salita senza indicazioni di sorta. Non sa mai dove andare, e sbaglia sempre direzione. Eppure continua, accompagnato dai suoi sensi di colpa, spinto da convinzioni proprie, molto spesso infondate. Sa benissimo che non ha molto spazio e sa benissimo che ha bisogno di una grande preparazione, di una disciplina e di una predisposizione verso la conoscenza più elevata. Ci sono molti fattori che devono entrare in funzione, non basta una volontà di ferro e neanche la voglia di esprimersi, ci va il fuoco, e il fuoco non si può spiegare. Una volta conobbi un tizio che praticava malamente tutti gli sport possibili e inimmaginabili. Avevo una certa ammirazione per questa sua ostinazione. Oggi spero che si annoi spaparanzato sul divano a fare assolutamente niente fissando ragnatele negli angoli del soffitto. In fin dei conti, il dilettante si nutre con poco e quel poco gli basta: sguazza nell’utopia e, quelle poche volte che ci riesce, accende piccole fiamme come fiammiferi che strisciano sulla parte ruvida. Durano poco, il tempo necessario per accendere una pipa. Forse è un vizio, un automatismo di sopravvivenza, o forse, è solo togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Il problema vero però, è che al dilettante, il sassolino, una volta tolto, gli manca. 


domenica 2 luglio 2017

Tany

Tany aveva un’abitudine, non rara nelle femmine, in poche parole, quando usciva di casa alla mattina tornava sempre indietro perché si era dimenticata qualcosa. Non lo faceva apposta. Iniziò a pensare che in fondo era solo un modo per ritardare un evento inatteso nella vita. Ci teneva a questo suo rito quotidiano. Ogni volta faceva la conta delle cose che doveva prendere e ogni santa volta si scordava di un particolare. Mentre faceva le scale già sapeva che sarebbe ritornata.... Ne era felice. Quando raccontava questa cosa alle amiche, ne rideva come una conseguenza di sbadataggini inconsce ereditate da chissà quali distratte antenate. Forse, era meglio non venire a conoscenza di segreti nascosti nei meandri della mente irrazionale. Ma a lei piaceva rifare il percorso, era una sorta di cerimoniale, per evitare, probabilmente, sventure che le sarebbero capitate nel caso in cui avesse preso tutto l’occorrente. Una mattina, si scordò di aver scordato qualcosa e salì in macchina come se nulla fosse. Fece tutta la giornata come sempre e alla sera si trovò in un supermercato a fare la spesa. Mentre ripassava tutto quello che le mancava, ebbe una sensazione nefasta, ovvero, il preludio di un attacco di panico imminente. Cominciò a respirare affannosamente, andò in iperventilazione e cadde nel carrello di un tizio che aveva appena preso delle uova fresche. La frittata ormai era fatta. Lei si riprese e si scusò per l’accaduto. Però, la paura tornò a farsi largo immediatamente. Il suo unico pensiero era: “oggi mi sto ricordando tutto e non ho dimenticato niente”. Si lasciò andare nuovamente e il tizio la prese al volo come un portiere di calcio che blocca una palla vagante. Lei aprì gli occhi e lo baciò con fervore. Non si diedero nessuna spiegazione e corsero fuori lasciando i carrelli pieni con le uova sfracellate che gocciolavano sulla pavimentazione. Andarono a casa di lui senza fiatare, senza dirsi nulla, senza alcun turbamento, senza pudore. Quando entrarono, lui la prese con trasporto e lei lo lasciò fare. Erano entrambi pieni di eccitazione, qualcosa di estremamente sorprendente stava per accadere. Le lingue si intrecciarono, le mani ovunque, l’ardore si era impadronito dei loro pensieri eroticamente più profondi. Fred azzardò di brutto, infilò una mano sotto la gonna per levare con forza ogni intimo ostacolo.
- Non hai le mutandine! – le disse spalancando gli occhi con piacere.
Non lo avesse mai detto. Tany si ricompose e gli diede un buffetto.
- Oddio, meno male!
Lei uscì di corsa, dimenticandosi di Fred come si dimenticava le cose alla mattina.
Mentre faceva le scale già sapeva che sarebbe ritornata.