venerdì 27 aprile 2018

Però era bella, bella davvero.

Trascorreva le notti a rimuginare mancate intenzioni. La sua mente era un giudice di un processo continuo di primo grado e la sentenza non lasciava dubbi sulla sua scarsa e trascurata innocenza. Non aveva alibi, sapeva condannarsi così bene che si accollava anche le colpe degli altri: come una spugna, come una calamita, come la malattia. Però era bella, bella davvero. I suoi occhi rutilanti lucidavano lontani pianeti roventi, le sue labbra mobili strisciavano come serpenti su... ghiacciai innevati da sbattere i denti e i suoi capelli erano liane elettriche penzolanti, di giungle metropolitane deserte, formatesi appena dopo l'estinzione di ogni essere vivente. Però era bella, bella davvero.
Una notte squillò il cellulare. Era notte fonda, più buia della foresta. Io me ne stavo in un sogno devastante aggrappato a un grattacielo di schiena, su di una colonna vertebrale femminile a scala chiocciola. I gradini erano stretti, salivo a malapena in punta dei piedi. Al suono improvviso caddi all'indietro sbattendo la testa sul cuscino.
- Pronto...
La sua voce ringhiava dolcemente. Il suo fiato mi fece resuscitare.
- Stavi dormendo?
- Chi sei?
- Non prendo mai sonno.
Però era bella, bella davvero.
- Adesso ti racconto una storia.
- Fallo, ti prego.
- C'era una volta una bella ragazza, bella davvero. Era sveglia, talmente sveglia che non dormiva mai. Poi, un giorno arrivò un ragazzo che la baciò sulle labbra. Lei semplicemente chiuse gli occhi e dopo molti anni, finalmente, si mise a dormire di un sonno profondo, così profondo, che il ragazzo stupito, decise di baciarla ancora e ancora. Ogni bacio era un sogno, ogni sogno era una reincarnazione. A lei spuntò un sorriso... pronto... pronto... pronto?
Però era bella, bella davvero.