martedì 21 febbraio 2017

Cento soffi sui capelli

La scena pareva un lungo film muto in uno scompartimento di un treno. Eravamo seduti uno di fronte all’altra con le cuffie alle orecchie e le cassette che giravano. Non so cosa lei ascoltasse con il suo walkman, so solo che io sentivo “Walk in the wild side”. Tra le centinaia di gallerie liguri, ogni tanto, alzavo timidamente lo sguardo verso di lei che si spostava la frangia dagli occhi soffiando con la bocca. Quel portare il labbro inferiore avanti e leggermente di lato, sparando aria sul ciuffo come una locomotiva a vapore, mi faceva sobbalzare, e come uno sciocco matematico in cerca di una logica apparente, contavo, quante volte lo faceva, con la mente. Eravamo due ragazzetti in gita. Lei era distratta dalla musica, io cercavo una calamita. Soffiava, soffiava, soffiava sovente questa capigliatura che svolazzava velocemente per tornare a infastidirle gli occhi e la fronte. Rimasi a guardarla fino al capoluogo ligure e poi verso levante. Quando vidi il mare che sbatteva verso gli scogli e contato cento soffi sui capelli, mi alzai di scatto, e come un maldestro sonnambulo che fa finta di niente, allungai le mani sulle sue tempie. Le diedi un bacio impetuoso, per non dare al mio cuore in gola il tempo necessario alla paura di frenare il mio slancio coraggioso.
- Che fai? – mi chiese con gli occhi ribelli.

- Niente. Ti tengo solo i capelli.

mercoledì 15 febbraio 2017

Liberi tutti (Il mio romanzo di esordio)

Per chi volesse acquistare il mio romanzo d'esordio, potete andare su internet ai seguenti link di Amazon e IBS:

1) https://www.amazon.it/Liberi-tutti-Valentino-Dellea/dp/8869750736/ref=sr_1_4?s=books&ie=UTF8&qid=1487192993&sr=1-4&keywords=liberi+tutti

2) https://www.ibs.it/liberi-tutti-libro-valentino-dellea/e/9788869750731

3) oppure, più semplicemente e più veloce per consegna, scrivere una mail alla casa editrice Ermes:
servizioclienti@6ermes.it

Per i Canavesani lo trovate:
1) A Rivarolo Canavese a "Il Punto"
2) A Ivrea alla "Libreria Mondadori"
3) A Ivrea alla "Galleria del libro".

Prezzo 10 euro (196 pagine)

Grazie



martedì 14 febbraio 2017

San Valentino

Mi sedetti accanto a lei come faccio di solito. Mi siedo sempre accanto di solito. Mi piace sedermi accanto, di solito. Mai di fronte, se non poche volte. Di fronte è una sfida infinita, di fianco è compagnia bella. La panchina era fresca quel giorno di San Valentino, più fresca della vernice fresca, da restarci appiccicati. Lei se ne stava in attesa di qualcosa che potesse dare un senso alla giornata. A San Valentino potrebbero capitare delle sparatorie. In quel caso eravamo... disarmati, o meglio, disarmanti, senza tanti giri di parole.
– Non pensi, che a volte, quello che fai non basti? – mi chiese senza tanti fronzoli.
– Sì, quella sensazione di non raggiungere… – risposi forse girandoci intorno.
Aveva un viso di chi è a disposizione, di chi ha sempre qualcosa da offrire, di chi correrebbe in ogni circostanza, di chi è sempre pronta per una carezza, di chi...
Nei suoi occhi c’era la capacità di non disturbare, di non lamentarsi, di essere assente per lasciare campo aperto agli altri, di...
Era un’ottima spalla, nel vero gergo teatrale, sapeva far emergere il talento di chi le stava vicino e offriva con cortesia la sua energia fino a scaricarsi. La sua generosità era palpabile, tangibile, eccessiva, era…
L’avevo percepita, diamine se l’avevo percepita, mi sentivo alla grande, all’ennesima potenza, all’... Il suo silenzio, decisamente un toccasana, il suo…
Ebbi l’ardire di farle una sciocca domanda, quelle che nascono dal nulla.
– Vorresti un regalo?
– Vorrei essere sorpresa!



mercoledì 8 febbraio 2017

Don Augusto

Don Augusto era il prevosto di Bosco Valtravaglia, un paese tra le valli varesine non distante dal lago maggiore. Don Augusto era una persona molto socievole, divertente, spiritosa ma un po’ attaccata al denaro. Nulla di male, diamine, in quel periodo essere parsimoniosi era un dovere. Infatti la storia che sto per andare a raccontare, si ambienta nella seconda guerra mondiale. Don Augusto, avendo molta fede in Dio e vedendo ogni giorno lo sguardo smarrito delle sue pecorelle..., una domenica, durante un’omelia, promise che, se tutti gli uomini del paese partiti per il fronte fossero tornati a casa sani e salvi, avrebbe costruito una cappella in onore a Don Bosco. Benché i fedeli fossero molto devoti, sapevano che solo un miracolo avrebbe potuto riportare a casa tutti quanti. E il miracolo accadde. Si salvarono proprio tutti. Ma tutti tutti. Tutti quanti. Quindi, la domenica successiva al ritorno dell’ultimo superstite, la chiesa era gremita. C’era così tanta gente, che i soldati che erano tornati vivi, si sedettero sui gradini dell’altare per riconoscenza e per prendere la benedizione. Molti avevano le lacrime agli occhi, altri erano pieni di gioia. Il paese era unito, nessuna perdita, nessun figlio morto, nessun figlio orfano. Don Augusto fece il suo ingresso con i chierichetti, e iniziò la messa. Pregò, come in ogni cerimonia cattolica che si rispetti, di chiedere perdono dei propri peccati, di chiedere pietà al Signore, di professare con convinzione il “Credo”, di ascoltare con attenzione il Vangelo, di inginocchiarsi durante la cerimonia dell’ultima cena, di dire in coro “il Padre nostro”, di scambiarsi un segno di pace che ce n’era assolutamente bisogno, e di fare la comunione. Tutto si svolse come sempre, con cura e devozione, ma quella domenica la cura e la devozione era moltiplicata, perché tutti attendevano che venisse messa in pratica la promessa di Don Augusto, ovvero, di costruire la cappella in onore di Don Bosco. Lui fece il solito rito di ripulire il porta ostie in ottone, di piegare le stoffe bianche ricamate, e di bere il vino nel calice, che quel giorno era stranamente pieno fino all’orlo. Lo bevve tutto di un fiato e lo posò bruscamente sull’altare. Quindi, con gli occhi stralunati, si mise a osservare tutta quella gente che pendeva dalle sue labbra. Si prese il tempo necessario per lasciare che il vino entrasse in circolo in ogni vena del corpo, e si espresse:
– Cari fedeli… dovete sapere… – e gli scappò un piccolo rutto – dovete sapere… che un giorno… – e gli scoppiò sulla bocca una risatina – che un giorno… moriremo tutti… tutti… e forse anch’io.
La messa è finita, andate in pace.
– Rendiamo grazie a Dio.
La maggior parte della gente che partecipò a quella messa oggi riposa in pace assieme a Don Augusto nel cimitero del paese.
Ma se un paese si chiama già Bosco che bisogno c’era di una cappella.