martedì 21 febbraio 2017

Cento soffi sui capelli

La scena pareva un lungo film muto in uno scompartimento di un treno. Eravamo seduti uno di fronte all’altra con le cuffie alle orecchie e le cassette che giravano. Non so cosa lei ascoltasse con il suo walkman, so solo che io sentivo “Walk in the wild side”. Tra le centinaia di gallerie liguri, ogni tanto, alzavo timidamente lo sguardo verso di lei che si spostava la frangia dagli occhi soffiando con la bocca. Quel portare il labbro inferiore avanti e leggermente di lato, sparando aria sul ciuffo come una locomotiva a vapore, mi faceva sobbalzare, e come uno sciocco matematico in cerca di una logica apparente, contavo, quante volte lo faceva, con la mente. Eravamo due ragazzetti in gita. Lei era distratta dalla musica, io cercavo una calamita. Soffiava, soffiava, soffiava sovente questa capigliatura che svolazzava velocemente per tornare a infastidirle gli occhi e la fronte. Rimasi a guardarla fino al capoluogo ligure e poi verso levante. Quando vidi il mare che sbatteva verso gli scogli e contato cento soffi sui capelli, mi alzai di scatto, e come un maldestro sonnambulo che fa finta di niente, allungai le mani sulle sue tempie. Le diedi un bacio impetuoso, per non dare al mio cuore in gola il tempo necessario alla paura di frenare il mio slancio coraggioso.
- Che fai? – mi chiese con gli occhi ribelli.

- Niente. Ti tengo solo i capelli.

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