domenica 25 settembre 2016

Esco


Esco.

Ogni singolo cammino ripetuto forma un solco

Cresce il seminato

Ogni passo un ramoscello

Una foresta alle spalle dove non ci sono mai stato.

Esco.

Piante dei piedi

Piante che mettono radici

Pianti di lupi

Occhi illuminati cercano un bastone da stringere tra i denti

Ringhiano i miei incubi.

Esco.

I piedi affondano nelle sabbie mobili

Le miei braccia i manici

Terra cotta raccolta con cura

Messa in un tornio che gira

Mani sulla mia vita

Prendo forma

C’è un’apertura

Il vaso di Pandora.

Esco.

Sono un genio

Esaudisco il tempo trascorso

L’amore per me stesso

Un incontro fortuito

Un coraggio inatteso

Brucia ogni parte del corpo

Il prezzo è stato pagato.

Esco.

Torno subito.

Un cartello in un negozio di antiquariato.
Entro.


lunedì 19 settembre 2016

Lory


Mi innamorai pazzamente di Lory ad una festa di paese. Ci trovammo, non so come, di schiena.
Un appoggio improvviso, e poi ci girammo di scatto.
- Scusa.
- Niente
Una cometa nel cielo notturno. Lei aveva 14 anni io 18. Per fortuna in quel periodo Shakespeare non l’avevo mai letto. Era proprio una bella ragazza, di quelle che quando le guardi ti accorgi che niente è fuori posto. Cominciai ad andare a casa sua, dato che mi invitava sovente. I genitori stavano in cucina, e lei mi parlava del suo ragazzo di cui era innamorata. Una gran rottura di palle sentire le loro vicende mentre io pensavo a come fare per conquistarla. Suonava la chitarra, e cantava canzoni in inglese: erano sue, erano belle, perché non le capivo. Andammo avanti così per un po’ di anni, lei cambiò due o tre fidanzati, continuando a parlarmi di loro. Un pomeriggio d’estate la portai a prendere il sole sulle rive di un fiume. Stavamo lì a farci abbrustolire dal sole. Lei teneva gli occhi chiusi in attesa di qualcosa. Io la guardavo nel suo splendore: una sirena con due belle gambe, meglio di quelle che sbucano dal mare. Non riuscivo a decidermi, tremavo come un deficiente. Si mise a piovere e corremmo dentro la macchina. Restammo lì quasi due ore. Ed io non feci nulla, porca vacca, nulla. Era troppo bella. Pochi giorni dopo si mise con un tipo, e io presi coraggio: le scrissi una lettera d’amore. Non ne parlammo mai, non facemmo mai un accenno. Chissà se conserva ancora quella lettera in qualche cassetto.
Qualche mese dopo portai la sorella nello stesso posto e feci esattamente la stessa cosa.


venerdì 9 settembre 2016

Mariella


Arriva sgusciando tra la folla. Ti dà l’impressione che cammini sulla luna. Non che io sappia effettivamente come si passeggi per la luna, ma ho compreso da Armstrong che lassù si saltella. Ecco, lei saltella in barba alla forza di gravità. Quando appare all’improvviso non sai se hai a che fare con Pippicalzelunghe o con Giunone, ovvero, quando pensi di averla inquadrata, lei ti cambia la prospettiva. Sorride sempre come una puledra ed è pettinata come una cavalla: che sono la stessa cosa. Nessuno l’ha mai vista piangere, quelle poche volte che è successo rideva. Mariella vorrebbe far incontrare gente che non ha voglia di incontrare nessuno, ma ha la capacità di una giocatrice di scacchi, perché è in grado di mettere in dialogo pedoni con alfieri e torri con cavalli, lasciando perdere il re e la regina che sono troppo nobili per i suoi gusti. Quindi, senza ombra di dubbio, Mariella saltella.

- Lei è Marina. Hai cinque minuti.

Mariella è fatta così, quando la incontri ti infila, senza che tu glielo abbia chiesto, in un speed date, in mezzo a una piazza, dopo un concerto.