E poi è sbucata lei. Uno
sbucare che aveva il significato di coprire un buco, quel buco con la vita
intorno. Non era importante sapere se lei avesse compreso il suo sbucare, quello
che contava, era sapere che lei era stata la vite; quella precisa vite che
fissa un coperchio labile in alluminio, quello che ti metti sul petto come
corazza per difenderti da attacchi frontali. E mi ha avvitato, perché faceva
rumore, un battere in testa che abbassava le prestazioni e ne alzava il fastidio.
Durò poco, il tempo di stringerla bene: la vite, e quando tornai a casa, in
silenzio, mi accorsi che era inutile uscire ogni sera con un’armatura dato che possono sbucare persone con la vita intorno.
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