mercoledì 20 novembre 2013

Cani sciolti


CANI SCIOLTI.

Le decisioni del divano.
Smetterla con i latticini o smetterla con gli insaccati.
Dare un senso al glutine. E cazzate varie.
È solo allergia alla paura, e non si vince col coraggio.
Avere coraggio è una stronzata come avere paura.
Gioco con il gatto che mi mordicchia la mano e faccio una scelta. Mi alzo dal divano di scatto e decido di correre, di correre sotto la pioggia per i boschi, per le vallate. Penso al percorso da fare e sono assorto, anestetizzato. Il mio gatto è appeso al mio braccio. Morde il deltoide e con le unghie è aggrappato. Lo guardo come se fossi un condannato, un lapidato. Si blocca e le sue pupille si dilatano. Si accorge di aver fatto una cazzata e fa un balzo. Vedo tutto rallentato, sembra Nureyev con quel carpiato. Sul braccio un bel tatuaggio rosso. Osservandolo assomiglia alla faccia di Mao Tse Tung e lo vado a disinfettare. Lo fascio sperando diventi un Gesù Cristo.
Mi vesto per l’impresa, sono circa 16 km. Musica alle orecchie e scendo le scale. Apro il cancello e una signora mi dice:
- Ci va coraggio ad andare a correre sotto la pioggia.
- E  lo so… bagascia!
- Scusi?
- Se mi lascia…
- Stia attento c’è il virus dell’influenza.
E mi allontano pensando che le parole fanno ammalare più dei virus.
Bagascia!
Mi addentro nel bosco e il mio livello di acido supera l’alcalino malgrado la pioggia.
A metà percorso una panda verde si ferma e il conducente mi chiede:
- Ha mica visto un cane, marrone, bastardino?
- No, mi spiace.
- Se lo vedesse lo porterebbe al maneggio?
- Certamente, come si chiama?
- Mao!
Faccio un collegamento, una coincidenza.
Ma come cazzo si fa a chiamare un cane Mao?
Dopo un paio di chilometri, addentrandomi nel fitto bosco, trovo un altro signore a piedi e ombrello in mano:
- Mi scusi ha mica visto un cane, marroncino?
- No. Come si chiama?
- Mao.
- Ok… se lo trovassi…
E riprendo a correre, immaginando che Mao in realtà stia scappando da una prigionia comunista e che questi due esseri siano del servizio segreto cinese.
A metà tragitto un cane mi corre incontro. È nero. Un pitbull. Rallento la corsa. Lui si attacca al mio gastrocnemio e mordicchia un gemello. In lontananza un ragazzo in auto mi urla:
- È solo un cucciolo, non preoccuparti!
- Certo…(Un gran figlio di puttana)
Si stacca finalmente e corre dal padrone. Più tardi troverò sicuramente un tatuaggio di John Lennon o di Che Guevara sul polpaccio.
La pioggia aumenta. Corro sul centro della strada di campagna fatta di erba, mentre ai lati due piccoli fiumi d’acqua vanno in controtendenza, procurando un’alluvione tra le formiche.
Un disastro.
Sono quasi fuori dal bosco. E sento abbaiare. Un piccolo cane marroncino mi corre a fianco. Quel gran figlio di una cagna mi sta accanto. Tira fuori la lingua e saltella.
- Mi stavi cercando, stronzetto?
- Ma dove ti eri cacciato?
- Ma è possibile che mi fate sempre questa cazzo di domanda?
- Cambia nome.
- È da questo che sto scappando!

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