Anni fa, ero andato con i miei genitori nelle Marche, in un
agriturismo, nell’entroterra, tra le colline ondulate piene di grano di giorno
e piene di lucciole notturne. Una mattina mi svegliai alle sette e uscii sul
balcone a godermi il sorgere del sole. Quando sbucò, mi prese gli occhi e mi
schiaffeggiò le gote. Li tenni socchiusi qualche secondo per abituarmi al suo
flash accecante, poi mi voltai per difendermi e riprendere la vista nell’ombra.
Quindi, mi girai di scatto e lo sfidai guardando con gli occhi spalancati il
paesaggio dorato.
In lontananza vidi una sagoma femminile che correva per le
strade sterrate. Zigzagava, saliva e scendeva. Aveva una cadenza precisa: passi
corti e veloci. Le braccia oscillavano rapidamente come una macchina da cucire,
ed era imbacuccata con diverse maglie addosso con colori differenti, una
bandana in testa e un girasole in mano. Se non avesse avuto sembianze femminili
avrei pensato che fosse Celentano. Pareva potesse prendere il volo come un
uccellino da un momento all’altro, grazie ai raggi del sole alla schiena. Ero
affascinato da quella piccola donna che zampettava nella radura e la seguivo
con lo sguardo: ogni tanto spariva nella valle per poi spuntare sulla cima di
una collina. Un sali e scendi di un cartone animato. Intanto il pianeta terra
si mosse lentamente, come è solito fare, portando il sole più in alto, la vidi
arrivare. Era lei. Aveva 70 anni, allora.
- Sono andata a fare una corsetta.
Per la prima volta in vita mia vidi mia madre correre come una cavalletta.
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