mercoledì 16 ottobre 2013

La chiave di violino

 


- Prendi tre foglie!
Mi abbassai lentamente e ne presi alcune. Sembravano tutte uguali. Viste da vicino, invece, erano diverse. Le loro magre ramificazioni erano linee di informazione e di confine. Mi chiedevo cosa volesse fare con le foglie questa ragazza che mi sedeva accanto. Una ragazza in bianco e nero con il rossetto vivace sulle labbra e una sigaretta accesa tra le dita. Feci la scelta e gliele passai come passava il tempo. Già, come passava il tempo?
Le guardò sorridendo, tenendole nelle sue piccole mani come guanti pronti da infilare. Si mise a raccontare la mia vita come il suono acuto di un violino, graffiava ma al tempo stesso medicava. Le sue parole erano dita veloci sulle corde, il suo respiro era l’archetto che andava avanti e indietro. Ero immerso nelle sue vibrazioni da non sentire più il senso delle parole, da non capire più il significato delle parole e quella fu la chiave.
- Allora hai capito?
- No!
- Paganini non ripete.
Si alzò velocemente in controtendenza a quello che accadeva alle foglie. Io la guardai e lei sparì con i suoi occhi, come una foglia che cadeva nel cielo, come un suono di una sirena che passava lontano.
E poi mi arrivò un immagine di un vecchio film con Klaus Kinski.
E poi non mi rimase altro se non il silenzio tra i colori intorno.


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