sabato 16 maggio 2015

Sylvie e Lia

Sylvie arrivava da destra mentre Lia arrivava dall’altra. Camminavano imperturbabili sulla ghiaia di una strada persa. Masticarono il tragitto con passi lievi e ben misurati come si mastica il ghiaccio tra i denti stretti. Avevano gli occhiali da sole e i capelli raccolti chissà dove. Avevano qualcosa da fare, qualcosa di importante, che solo loro erano in grado di sapere. Avevano indumenti neri con giacche lunghe, uscite sicuramente dalla notte precedente. Sylvie diede inizio alle danze. Aveva un corpo sinuoso e magro, e si muoveva di traverso, formando un arco in un baleno. Infatti riconobbi i colori del rosso fino all’indaco. Era un pennello. Le si sciolsero i capelli che erano sincronizzati dal movimento delle mani, e vidi il giallo, il verde, il blu e il domani. Lia era più bassa e formosa. La sua indole era tenace e aggressiva. Infatti prese i colori spruzzati da Sylvie e ci fece corsi d’acqua, campi di grano in giugno e innumerevoli gelsi. Erano complementari. Io ero nascosto tra le siepi e guardavo il volteggiare dei loro corpi che sembravano lampi rallentati. Poi andarono verso una panchina, e salirono sopra, come quelle che salgono sul podio. Rimasero immobili, una di fronte all’altra, come gentili cariatidi a sorreggere il cielo.
- Che ne dici di sparire! – disse Lia estraendo una pistola.
- Spariamo! – Esclamò Sylvie con la stessa arma in mano.
Si girarono di scatto verso di me, e fecero fuoco. 

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