Eccoti qua,
così attesa come una chiave che apre la porta. Ti ho cercata nel mazzo e sei
uscita: una carta da briscola. Sopra di te i carichi e le figure inutili, eri mischiata
come si mischiano le foglie a terra. Tra i rami secchi di un bosco ti ho
calpestata, tra i muschi, ti ho raccolta. Ti ho sistemata, per un futuro
presepe. Eri nelle bollicine di bevande gasate e nelle briciole del pane. Ti ho
vista tra le formiche a raccoglierne alcune, a correre verso l’insenatura del
battiscopa, che avevo rotto quel giorno che prendevo a calci la vita. Eri tra
le stelle, dove è più facile trovarti, molto più complicato cercarti tra le
cellule.
Eccoti qua,
sul palmo della mia mano pronta per nutrire la mia deliziosa fame. Aspetto che
tu faccia una mossa, che cammini sulla linea della fortuna: tu vagabonda, io il
tuo cane. Se dovessi incontrarti nel disordine della mia casa, ti troverei
infilata come un segnalibro a trovare un nesso, o in un’orecchia chiusa, di una
pagina, dove quella frase sottolineata, inizia a prendere corpo adesso. - Eccoti qua.
- Scusa il ritardo… non trovavo parcheggio.
- A quest’ora c’è un sacco di gente che cerca un rifugio.
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