giovedì 11 febbraio 2016

La pelle sulle spalle


La pelle sulle spalle. Una giacca senza maniche, una tuta sgualcita di un astronauta in partenza. Alcune mattine la metto distrattamente al contrario dando sfogo alle etichette, alle nervature, ai fili appesi come indicazioni per vie d’uscita. Fili che se li tiri troppo accorciano il volume, lasciando buchi che poi dovrei ricucire.

La pelle sulle spalle. Un mantello rosso da supereroe in un periodo dove non ci sono più cabine telefoniche. Oggi non si può più mantenere una doppia vita con il cellulare. Queste cose me le permetto casomai a carnevale.

La pelle sulle spalle come quando tiro su la maglia per coprire la faccia, restando nudo davanti a tutti con le mani in alto, per arrendermi dopo che ho combattuto una guerra già persa. Un profugo, un rifugiato che gira su se stesso convinto di andare in qualche luogo. Non ho fatto niente, sono solo un fuggiasco.

La pelle sulle spalle: briciole di pane, neve da spazzare, c’è grattugiato il mio nome, il mio codice fiscale, il mio curriculum vitae. Con i pollici versi lo indico come un calciatore al pubblico dopo aver segnato in una porta senza rete. Questo sono dentro, la pelle è solo un involucro che cambio quando striscio come un rettile. Pieno di veleno, vorrei mordere chi mi pesta la coda, vorrei uccidere chi mi si avvicina, vorrei deporre le uova e schiudermi dentro per rinforzare la mia corazza da cavaliere senza infamia e senza lode.

La pelle sulle spalle non è un peso, è il mio angelo custode.



Nessun commento:

Posta un commento