Sono venuta
fino ac-qua ad assaggiare il mare con le orecchie
a sentire
se vale la pena di rischiare
di prendere
un’onda sulla schiena e farsi abbracciare
senza
chiedersi cosa sia reale
dato che di
reale c’è solo il sale
Sono venuta
fino ac-qua ad assaggiare il mare con il naso
per
annusare le mie orme sulla sabbia
per
rivedere la luce del primo giorno
e poi del
giorno dopo di rabbia
orme che si
mischiano col vento sulle spalle
che si
voltano e se ne vanno
con i miei
piedi fermi a guardarle
Sono venuta
fino ac-qua ad assaggiare il mare con gli occhi
che non
possono mangiare le nuvole
che non
possono catturare l’imbrunire
acqua che
scende sulle gote
che è più
salata del liquido che si muove intorno
che è più
salata delle storie ormai note
che non può
alleviare un fulgido ritorno
Sono venuta
fino ac-qua ad assaggiare il mare con le dita
come una
spugna sporca dimenticata
che assorbe
il cielo di un'esistenza bagnata
per
cogliere gli schizzi del fiume sulla vita
nato dal gelido ghiacciaio che si fotte
al calore
del sole prima che diventi notte
Sono venuta
fino ac-qua ad assaggiare il mare con il sesto senso
come un
libro aperto già letto
smarrito in cantina in un umido cassetto
per aprire
le percezioni senza l’utilizzo di una chiave
come pori
della pelle che lasciano passare
perché non
ci sono ostacoli da affrontare
perché non
ci sono porte chiuse da sfondare
perché non
ci sono dighe in questo cazzo di mare
Sono venuta
fino ac-qua ad assaggiare il mare con la bocca
perché ho
sete
sete di
vuoto e di profondità
sete di
risposte e di verità
sete di
labbra ruvide da mordere e staccare
perché non
basta
perché non
basta
perché non
basta
tutta
quest’acqua per dissetare.
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