sabato 4 maggio 2013

Sono venuta fino ac-qua ad assaggiare il mare


Sono venuta fino ac-qua ad assaggiare il mare con le orecchie

a sentire se vale la pena di rischiare

di prendere un’onda sulla schiena e farsi abbracciare

senza chiedersi cosa sia reale

dato che di reale c’è solo il sale

Sono venuta fino ac-qua ad assaggiare il mare con il naso

per annusare le mie orme sulla sabbia

per rivedere la luce del primo giorno

e poi del giorno dopo di rabbia

orme che si mischiano col vento sulle spalle

che si voltano e se ne vanno

con i miei piedi fermi a guardarle

Sono venuta fino ac-qua ad assaggiare il mare con gli occhi

che non possono mangiare le nuvole

che non possono catturare l’imbrunire

acqua che scende sulle gote

che è più salata del liquido che si muove intorno

che è più salata delle storie ormai note

che non può alleviare un fulgido ritorno

Sono venuta fino ac-qua ad assaggiare il mare con le dita

come una spugna sporca dimenticata

che assorbe il cielo di un'esistenza bagnata

per cogliere gli schizzi del fiume sulla vita

nato dal gelido ghiacciaio che si fotte

al calore del sole prima che diventi notte

Sono venuta fino ac-qua ad assaggiare il mare con il sesto senso

come un libro aperto già letto

smarrito in cantina in un umido cassetto

per aprire le percezioni senza l’utilizzo di una chiave

come pori della pelle che lasciano passare

perché non ci sono ostacoli da affrontare

perché non ci sono porte chiuse da sfondare

perché non ci sono dighe in questo cazzo di mare

Sono venuta fino ac-qua ad assaggiare il mare con la bocca

perché ho sete

sete di vuoto e di profondità

sete di risposte e di verità

sete di labbra ruvide da mordere e staccare

perché non basta

perché non basta

perché non basta

tutta quest’acqua per dissetare.

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