lunedì 15 luglio 2013

Clandestino


Ho attraversato fiumi di alberi bruciati
Ho corso sulla sabbia ruvida di atomi indivisibili
Ho pescato pesci che volavano abbracciati
Ho camminato sulla corda di equilibristi abili.
Ho provato ad accendere fuochi sui corsi
Ho parlato con prostitute che fumavano dolore
Ho rubato il miele agli orsi
Ho morso il pregiudizio del colore.
Sono sempre il solito cane
quello che ti porta il bastone per un pezzo di pane
per sostenere la tua mano che lo coglie
per cercare bicchieri mezzi pieni tra le foglie.
Quando mi soffiavi sul collo mi parlavi di bufere
che sbattevano le orecchie agli elefanti
che aprivano finestre sul cortile
e frantumavano i vetri lì davanti.
Camminavamo sopra a piedi nudi e danzavamo lenti
per mischiarci il sangue come un patto tra delinquenti.
Ho attraversato il confine e mi hai chiesto l’identità
un clandestino senza nome e senza possibilità.
Ora sono ad un passo da te, dal tuo volto
e non ho nulla da immaginare
non ho neanche un margine di prato ho solo un solco
un posto dove seminare.

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