giovedì 5 maggio 2016

Come quella volta che

Come quella volta che non avevi le parole e bastava poco, davvero poco.
Come quella volta che faceva caldo veramente.
Come quella volta che ti sono venuto a prendere e il sedile era vuoto.
Come quella volta che ricordo vagamente.
Stava in un ufficio militare. Tu stavi alla finestra. Pulivi i vetri in punta dei piedi sulla sedia. Potevi cadere, e lui te lo disse uscendo di corsa quando vide un’incertezza. Era solo il primo piano. Non ti preoccupare lo faccio sovente, gli risposi, e lui capì che spesso non eri in grado di decidere. Vi parlaste per settimane: lui con la testa per aria e tu a lavare lo stesso vetro ogni giorno. Era chiaro. Quando si innamorò di te, ti disse che se ne andava. Il suo dovere era finito. A quel tempo darsi un bacio era proibito. Ti diede un indirizzo fasullo. Tu scrissi lo stesso. Quella lettera giunse qualche mese dopo perché sul suo nome non aveva mai mentito, non per tutto il resto.
Come quella volta che eri felice di essere con poco, davvero poco.
Come quella volta che ci trasferimmo in una casa più grande.
Come quella volta che trascorremmo tutta la vita insieme.
Come quella volta che ricordo vagamente.
- Hai dato da mangiare alle galline?
- Ho preso le uova.
- Credo di aspettare…
- Ancora?
- Questo non era previsto.
- Faremo come sempre abbiamo fatto.
Come quella volta che avete fatto la frittata.
Come quella volta che hai partorito.
Come quella volta che l'ha preso per la caviglia.
Come quella volta che ricordo vagamente.
Come quella volta che sono diventato figlio per sbaglio.



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