venerdì 20 maggio 2016

La Vale e Debby

Una pianta di ulivo in mezzo. Sei al solito posto. C’è sta pianta di ulivo dentro questo grosso vaso tra i tavoli che sembra un salice ridente. Ci sono due femmine. Poi ci sono gli altri, i soliti noti. Le femmine in questione sono Debby e la Vale. La Vale è una laica socialista radicale, vorrebbe più libertà per ogni genere di cose proibite, Debby ha un cane, femmina anche lei, di nome “Nana”, che ti ricorda una vecchia canzone di Kylie Minogue. Debby corre, corre in salita. Per lei i traguardi stanno in cima. La Vale ha la sciatalgia al chilometro otto, in pianura. Sono socievoli. La Vale ha il suo carisma, Debby si tocca i capelli. Quindi, tu bevi qualcosa di forte, un misto tra l’alcolico e il ginger, roba dolciastra che assomiglia alla birra. Inizi a parlare di una storia già detta, entri in una sorta di improvvisazione esagerata da far addormentare un bruco che soffre d’insonnia. Sei a metà percorso e tutti si alzano, solo “Nana” vorrebbe conoscere la fine della storia. Salutano con gratificanti sbadigli e se ne vanno tutti, le femmine, gli altri e la cagna. Tu continui imperterrito il racconto con l’ulivo che si chiede quando la pianti con questa storia. Mi giro intorno e mi gratto la testa.
- Io vado.
- Dove?
- A correre!
- A quest’ora di notte?
- Mi devo allenare.



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