giovedì 9 aprile 2015

Cane

Come un cane torni a casa. Conosci la strada a occhi chiusi. Una volta, molto tempo fa, i cani non guidavano le macchine: stavano in giro, nei cortili dei palazzi, dove i bambini giocavano a calcio sull’asfalto e le porte erano garage chiusi (Ricordo ancora adesso il rumore del pallone sulle lamiere). Oggi sei un randagio notturno, con i fari accesi e il volante in mano. La radio suona De Gregori. Ti sembra che dentro al cofano non ci sia il motore ma lui con la chitarra in m...ano. Sul cruscotto numeri a cazzo, lancette che si muovono comandate dal tuo piede sull’acceleratore. Sei quasi a casa e parcheggi al solito posto. Ti guardi indietro e la tua scia di anidride carbonica ha fatto il suo corso per la fine del mondo. Certe volte vorresti che tutto venisse stravolto, e che qualcuno si manifestasse e ci dicesse che cazzo ci facciamo in questo posto. Sali le scale e il cane della vicina ringhia come sempre tra le fessure della ringhiera, lui che passa la vita sul balcone. Entri, e ti viene voglia di abbaiare; poi decidi di scrivere, perché è l’unica cosa che hai voglia di fare.




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