sabato 27 ottobre 2012

La ragazza che sembrava bambina ma che in realtà non lo era... con i gatti tigrati

Era un pomeriggio d’autunno come tanti, un pomeriggio inoltrato, un pomeriggio di foglie per terra. C’era un vento diverso. Soffiava forte e non capivo la sua direzione. Era caldo ma anche freddo. In certi momenti era tiepido. Ti prendeva a schiaffi ma poi ti accarezzava… e ti prendeva a schiaffi… e ti accarezzava. Ero al mio solito posto, nella mia solita posizione… quella di aspettare qualcuno senza sapere chi fosse… È sempre bello aspettare qualcuno che non sai chi sia. Mangiai l’unghia dell’indice destro e la sputai con soddisfazione, come togliersi una spina conficcata nel cuore. Accesi una Merit lentamente e aspirai il fumo… e l’autunno… Vedevo gente in lontananza e bambini che correvano senza una destinazione, senza un motivo… Vidi una ragazza che sembrava bambina, ma che in realtà non lo era, camminare verso di me. Aveva un’andatura molto decisa e sciolta, sembrava uscita da un libro di fumetti, e a fianco aveva due gatti tigrati grigi che la completavano… proprio così… non ci fossero stati i gatti non ci sarebbe stata neanche lei. Aveva un basco irlandese in testa, un cappotto corto nero, una maglia a girocollo verde scuro, un pantalone di velluto beige e scarpe rosse, di un rosso vivo come il suo rossetto, così vivo che ad un certo punto mi sembrò che venissero incontro a me solo le sue labbra e i suoi piedi. Aveva un viso bianco, eccessivamente bianco, così bianco di luna. I suoi occhi erano marroni come le foglie, grandi e rotondi, perfettamente circolari, come se fossero disegnati da un compasso di una mano precisa. Il naso era perfetto che non si poteva descrivere, perché ci stava giusto giusto in quel viso. Più si avvicinava e più mi ricordava alcuni quadri di ragazzi cinesi underground di Pechino, che dipingevano ragazze con quel viso bianco eccessivo con la sigaretta accesa in bocca, e le labbra di un rossetto vivo... troppo vivo... lei fumava mentre veniva verso di me, e i suoi occhi non erano a mandorla ma rotondi… troppo rotondi e troppo marroni di foglie d’autunno… Non era molto alta ma non si notava… ero perso nella luce dei suoi colori. Si sedette accanto a me e si accese un’altra sigaretta. I gatti si sedettero anche loro ai suoi piedi. Mi venne in mente Cleopatra, ma poi mi accorsi che era una cazzata. Fumava con naturalezza e non mi guardava… e i gatti fermi come guardie. Passò un uomo con un doberman al guinzaglio, era un po’ irrequieto… il cane… I gatti lo videro e non fecero nulla… lo guardarono… lo guardarono così intensamente che il doberman girò lo sguardo e si quietò… e i gatti sorrisero sornioni e fecero un gesto con la testa come di assenso. Che strano pomeriggio d’autunno inoltrato, pensai… e mi girai… e dissi qualcosa alla ragazza che sembrava bambina, ma che in realtà non lo era:
-Ciao.
-Lo sai perché sono qui.
-Non credo… forse…
-Empatia… siamo in empatia…
-Cioè?
-Collegamento mentale…
-E quindi?
-Niente… sono solo venuta a dirtelo… ora vado.
-Dove vai?
-Lo sai dove sto andando…
E si alzò di scatto e spense la sigaretta con la sua scarpetta rossa, la destra, col tacco basso… e anche i gatti si mossero con lei e si allontanò… dopo quindici passi, perché li contai, si fermò e i gatti fecero lo stesso… e si accese un’altra sigaretta… non si girò ma era come se lo avesse fatto… e riprese a camminare… e i gatti fecero lo stesso come se fossero attaccati a lei con un guinzaglio invisibile… e si allontanò così tanto che scomparve tra le querce del parco di quella grande città.
-Ma dove cazzo va? – dissi ad alta voce.
E gli uccelli si staccarono in volo ed io li guardai come si guarda il vuoto.


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