lunedì 8 ottobre 2012

La venditrice di fuffa


Era un giorno come un altro (Anche se un giorno non è detto che sia come un altro) nella panchina, del piccolo parco, di quella grande città. Quando un uomo calvo col pizzetto incontrò una bionda che sorrideva sempre, che sembrava uscita da un dipinto del Modigliani per via del collo magro e leggermente allungato, di quel sorriso da venditrice di qualcosa ma non si sa bene di cosa, nel senso che tu potevi andare da lei a comprare un fanale e te ne uscivi con l’acquisto di un’auto, che tra l’altro non ti serviva, e lo avresti poi dovuto giustificare alla moglie (sempre se hai una moglie a cui giustificare un acquisto di un’auto che non ti serviva), che alla fine ti diceva che in fondo una nuova macchina può sempre servire, dopo che ci era seduta sopra e l’aveva guidata per qualche kilometro intorno all’isolato, oppure una assicuratrice di polizze vita con clienti che non morivano mai e per questo pagavano profumatamente ( sempre se per pagare per non morire avesse un odore)

-Ciao

-Ciao

-Che fai nella vita?

-Il venditore di incipit

-Mai sentito

-E tu?

-La venditrice di fuffa

-Mai sentito.

E rimasero in silenzio tre minuti e quindici secondi a pensare che in fin dei conti in questo cazzo di mondo si può vendere di tutto.

-Chi sei?

-Non lo so

-Da dove vieni?

-Da un altro universo

-Perché sei qui adesso?

-Perché ci sei tu!

-Ah! E cosa posso fare per te?

-Dammi qualcosa di buono da bere, grazie!

-Ti faccio assaggiare un buon bicchiere di sole.

-Buono…

-Come lo trovi?

-Chiaro… Ne hai ancora?

-Sì

-Quanto sole si può bere?

-Un infinità!

 

 

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