mercoledì 17 giugno 2015

Gloria

- Le barche dovrebbero stare nell’acqua. Le barche non sono sedie. Lo sente come il lago le richiede? Eh! Lo sente? La sua acqua dolce ha bisogno di carezze. Le piace pescare? Non lo sa fare.
Non ha un’esca. Non dorma. Lasci stare. Io faccio un tuffo tra i mulinelli, mio Don Chisciotte. Potrei affogare. Non faccia la guerra. Ci sono i salvagente. Mio padre faceva il fabbro, poi ha smesso, perché si è arrugginito.
Gloria era fatta così. Non la smetteva di parlare: era un temporale. Buttava domande e frasi a cazzo solo per creare attenzione. Era brava, ogni cosa che diceva s’incastrava. Mi piaceva decodificarla. Ogni volta che capivo il suo percorso lei lo cambiava. Starle dietro era come correre appresso al vento quando ti ritorna in faccia. Le davo la caccia, in un luogo di pesca. Era troppo bella per essere vera, e io mi ero stancato della sua bellezza.
- Guarda, che non è come sembra. Io sono una ragazza semplice, una ragazza acqua e sapone.
Gloria leggeva ogni mio pensiero. Forse era arrivata dall’alto dei cieli come una meteora. Ricordo il giorno che la incontrai. Stavo sul molo a fumare la sigaretta, quando sentii dei passi incrociati dietro la schiena. Aveva un vestito da sera. Non ricordo il colore dato che era buio e non c’era la luna, ma ricordo lo scialle di lana.
- L’amo!
- Abbocca!
Solo più tardi, capii, che mi parlava in terza persona.

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