domenica 19 luglio 2015

Era diventato così


Era diventato così. Sapeva che sarebbe diventato così fin da bambino. Infatti, per diventare quello che era adesso, bastava che si ricordasse com’era stato da bambino. Era convinto che il suo cuore si fosse rimpicciolito, quindi, pulsava come pulsano i cuori infantili: tu tum, tu tum, tu tum. Lo ascoltava bene con la mano sul petto e gli occhi chiusi. Aveva avuto una vita più che dignitosa. Aveva trovato un buon lavoro che gli garantiva quelle cose che tutti vorrebbero: un macchina, un piccolo appartamento, bei vestiti, qualche storia d’amore, la televisione: quelle cose utili al consumo. Prima quelle cose le avevano gli altri, perché da bambino, lui aveva talmente poco che gli bastava. A lui bastava tutto quello che c’era nel suo cortile: le pietre, la terra, le verdure dell’orto, un pallone sgonfio, un trattore di plastica. Un giorno trovò per strada un album delle figurine incompleto e lo portò a casa. Lo nascose in cantina in un baule pieno di ferraglia. Pensò che quando sarebbe diventato grande lo avrebbe completato. Ora che era grande si ricordò di quell’album e capì quanto fosse incompleta la sua vita. Troppi spazi vuoti, troppe figurine mancanti. Rifletteva su questa cosa stando sdraiato sul divano a fissare il soffitto. Non si era mai sentito così ricco senza niente. Tutta la sua vita era trascorsa nella responsabilità e nel dovere. Ogni cosa che faceva era precisa, per elevare se stesso e per essere riconosciuto nella società. Aveva la necessità umana di sentirsi dire ogni tanto “Bravo!” perché così gli avevano detto. Non disdiceva neanche qualche premio economico per il suo diligente modo di fare. All’improvviso era diventato pigro, troppo pigro, quindi stava in una sorta di felicità strana, nel senso che sentiva che doveva fare qualcosa ma che se non la faceva era meglio. Non voleva più fare un cazzo. Non era la noia che lo assaliva, anzi, era la bellezza di eliminare ogni stronzata sul senso della vita. Aveva sentito esperti in materia su come migliorare se stessi, aveva letto molti libri di avventura, aveva incontrato persone degne di ascolto, e alcune ragazze che volevano anche saltargli addosso. In realtà lui ora voleva solo togliere e non aggiungere altro. Voleva togliere tutto quello che il mondo diceva di fare, lui voleva fare il contrario. Il contrario di cosa? Qualsiasi cosa che gli veniva detto era già il contrario del contrario di quello che avrebbe dovuto fare. Non voleva più fare un cazzo. Voleva regalare tutto, quel poco che gli era rimasto. Immaginò di non avere più niente. Immaginò di non avere più sensazioni, emozioni, rabbie, colpe e cazzate varie. Rimise la mano sul cuore e divenne invisibile. Durò pochi secondi che furono eterni.
- È ora di andare a scuola!
- Mamma, io in quel posto di merda non ci voglio andare!

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