martedì 14 luglio 2015

Eric Clapton


E niente, arriva Eric Clapton a casa mia con la chitarra. Fa un caldo come nella Louisiana – io che non ci sono mai stato, ma ho visto dei film dove si sudava molto e c'erano ventilatori. Arpeggia un po’ di blues sul mio divano. Beviamo del the freddo alla pesca. Sembra gradire. Mi dice qualcosa in inglese, io che non so manco bene l’italiano, e gli rispondo “yes”, come quelli che non sanno l’inglese. C’è gente che dice che l’inglese sia una lingua facile, per via dei verbi da coniugare, a parte quelli irregolari che cambiano quando cazzo gli pare. Io non so mai dove cominciare quando devo fare una frase di senso compiuto in inglese, non lo so fare neanche in italiano. Comunque lui suona sta roba tosta. È musica graffiante, come grattugiare sedano sul formaggio grana a spicchi, mischiato con noci a spicchi pure quelli. Mangerei tutto con un cucchiaio e un tozzo di pane. Stare con Eric che suona blues è come masticare un’infinità di gusti, e avere sempre la bocca piena.
- Sei forte! – mi dice in un italiano peggiore del mio.
- Fa hot, amico! – rispondo, mischiando tutto quanto, con la bocca che continua a ruminare.
Lui non ha fame e continua a bere the freddo alla pesca. Fa andare queste corde e si spostano le stelle. A un certo punto mi sembra di sentire applausi provenire dal cortile. C’è un sacco di gente appostata sotto che vorrebbe salire. Hanno tutti una bottiglia di the freddo alla pesca in mano. Eric esce con la chitarra sotto braccio e fa un cenno come il Papa alla domenica in piazza San Pietro. La gente sotto si fa il segno della croce e urla di gioia. Il cortile è pieno, e anche la strada comincia a riempirsi di pubblico con una bottiglia di the freddo alla pesca in mano.
- Let’s go, raga! – dice a tutti.
E tutti salgono a casa mia. Un casino che non vi dico, un caldo infernale. Gente stravaccata che fuma e che chiede sedano grattugiato con grana e noci. Io non ne ho per tutti. Ma ecco che accade il miracolo, Clapton fa una telefonata veloce:
- Ten kg cheese, celery, walnuts… yes… and a thousand bowls and spoons… porta tutto qui… yes.
Un quarto d’ora dopo, c’è un sacco di gente che rumina in casa mia e lui suona come se niente fosse, bevendo litri di the alla pesca.
Poi, a una certa ora, se ne vanno via tutti, portandosi via tutto: le scodelle e le bottiglie vuote.
Clapton mi da una pacca sulla spalla.
- Ti è like? – mi chiede sorridendo come per prendermi per il culo.
- Potevi far better! – gli rispondo come sempre.
Lui non capisce e fa una smorfia, quindi esce suonando un pezzo da lui inventato sul momento dal titolo: “The freddo alla pesca” o meglio “Peach ice tea”.
Quando chiudo la porta, faccio un lungo respiro e poi vado a letto, non prima di aver leccato quello che è rimasto nella mia scodella e nel mio cucchiaio.
- Non succede mai un cazzo!!!

Nessun commento:

Posta un commento