sabato 18 luglio 2015

Era l'anno 3712

Era l’anno 3712 e la terra si fermò e si mise di traverso. Nel senso che il sud aveva la luce perenne grazie al sole e la luna, e il nord la notte perenne, grazie al cazzo. In pochissimo tempo al nord iniziò un’era glaciale: divenne tutto ghiaccio; mentre al sud si stava da Dio, anche perché i venti del nord portavano aria fresca e nuvole di pioggia. Al sud c’era tutto quello che serviva, al nord solo notte e ghiaccio. Infatti al nord scoppiavano guerre in continuazione per avere il possesso di piccole zone fertili, mentre al sud regnava pace, prosperità e felicità. Quindi, ci furono migrazioni di bianchi verso le zone calde del sud. Arrivavano con qualsiasi mezzo possibile via mare: zattere, arbusti di querce e iceberg. Molti morivano annegati, soprattutto gli idioti che pensavano di arrivarci con l’iceberg. A quel punto l’Africa unita, che aveva una moneta unica chiamata “fuck”, si riunì a Bangui, per decidere come risolvere questo immenso problema degli immigrati albini.
Prese la parola il leader del Ciad:
- Ma sapete quanti “fuck” ci costano? Avete visto l’ultimo bilancio? Questa gente sta invadendo i nostri terreni fertili, vogliono rubarci i cocomeri e per di più sono così bianchi che più bianchi non si può. Rimandiamoli a casa!
Quello del Sudan disse:
- Siamo stanchi di dare alcune capanne, tra cui le migliori, a questa gente che puzza di arringa affumicata. Ma li avete visti? Sono bianchi, biondi e con gli occhi azzurri, una razza decisamente inferiore dato che non hanno la melanina, quella sostanza che rende l’uomo superiore grazie alla pelle nera: così è scritto nella nostra sacra cultura. Abbiamo provato in tempi passati esperimenti su questi cadaveri che camminano, ma niente, il loro cervello non risponde alle sollecitazioni chimiche, e quindi ogni volta dobbiamo eliminarne alcuni. E poi non hanno voglia di fare un cazzo. Spariamoli quando stanno per raggiungere le nostre coste.
A quel punto intervenne quello del Mali, più possibilista a una integrazione:
- Dai, ragazzi, non tutti i mali vengono per nuocere.
Anche quello dell’Angola era per l’integrazione, ma a una condizione:
- Va bene, ma solo chi ha un permesso da zappatore.
Tutti si misero a ridere anche quello del Congo.
- Ma quali permessi, suvvia, non scherziamo, sono dei fannulloni rachitici, e non sanno neanche fare i 100 metri piani in meno di 10 secondi. Io propongo di aiutarli là, con campi in erba sintetica e palloni da calcio da noi ben cuciti.
Mentre si discorreva pubblicamente una donna dello Zambia con un bambino in braccio chiese di parlare:
- Ascoltatemi, voi state qui sempre a discutere, ma non potete capire quello che fanno questi bianchi. Chiedono l’elemosina nei parcheggi dei cammelli, puzzano di pesce marcio e tentano di rapire i nostri bambini per mangiarseli. Non se ne può più, ad alcuni di loro avete permesso di vivere in capanne vicine alle nostre. Non possiamo più uscire di casa e mandare i nostri bambini a giocare con i serpenti, perché anche i serpenti se ne sono andati via indignati. È uno schifo. I peggiori sono quelli che indossano maglie con scritte di città nordiche, tentano di violentare le nostre figlie e alcuni sono anche degli omosessuali.
Come disse “omosessuali”, si alzò incazzato quello del Togo (Dove si produce un ottimo biscotto al cioccolato che va a ruba pure in America Latina):
- Basta! Dico basta a questo schifo. Va bene tutto, io non sono razzista (tutti annuirono), ma non possiamo permettere questo scempio. Va bene che puzzano di pesce, va bene che sono bianchi cadaverici, va bene che gli diamo le capanne, ma froci no! Quindi propongo di marchiarli, o meglio di castrarli!
Tutti urlarono di gioia, un sacco di neri che saltellavano.
Quello del Gabon, però, disse una cosa sensata:
- Dai, ragazzi, hanno il cazzo piccolo (Molti annuirono dicendo sottovoce “è vero, è vero”), quindi proporrei di distinguerli con una cosa semplice.
Il popolo urlò:
- Cosa, grande capo del Gabon!
- Direi di mettergli al collo un bel foulard verde.
Una bambina bianca, troppo bianca in quel contesto nero, chiese la parola.
- Io bambina bianca. Avere imparato vostra lingua anni fa. Sapere comunicare con voi. Vorrei continuare a vivere qui, ma mio padre scaduto permesso zappatore. Dobbiamo tornare casa, vi prego, lassù freddo, tanto freddo. Guerre, carestie, malattie. Io bambina avere paura.
E a quel punto che la leader del Burkina Faso, una robusta donna di colore dai modi gentili, disse alla bambina:
- Come ti chiami?
- Chiara! (Dalla folla un piccolo brusio “si chiamano tutte così, dai”)
- Senti Chiara, parli già bene, ma non così bene. Mi spiace, non c’è posto per tutti, non possiamo accogliervi tutti, non sarebbe più il continente nero, diventerebbe il continente bianco e nero, e sai quanto a noi ci stanno sui coglioni quei colori (Tutti risero e iniziarono un coro “chi non salta bianconero è, è, chi non salta bianconero è, è)
Per trecento anni i neri vissero felici e contenti, anche se i bianchi cominciarono a integrarsi in Africa cantando nelle piantagioni di cocomero canzoni che divennero una musica denominata “whites”, che produsse il ”cocco and roll”, che divenne il loro canto di protesta. Anni dopo nel Botswana nacque Lui. Che predicò per tutta l’Africa una nuova visione multiculturale di uguaglianza. Era un mulatto che poi venne ibernato in un iceberg vicino a due ladroni perché ritenuto eretico. Il terzo giorno sciolse i ghiacci e la terra ritornò a girare. Era il 4000 e lui si chiamava “Jesus ibrido”. Le sue ultime parole, prima di ascendere al cielo, furono:
- È una ruota che gira, ragazzi!

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