giovedì 7 gennaio 2016

Il treno


Presi il treno al volo. Il capostazione aveva appena fischiato. Quando chiusi la porta, il treno si mosse. Andai a cercare lo scompartimento segnato sul biglietto. Quando lo trovai, entrai faticosamente trascinando la valigia che s’incastrò nella porta scorrevole. Rischiai di cadere a terra. Chissà perché si ha fretta di posizionare la valigia, d’altronde il treno è partito. Con la precisione di un sollevatore di pesi misi la valigia dove doveva stare e mi lasciai andare di botto sul sedile.
- Passa una volta sola! – mi disse un uomo anziano davanti a me.
- Cosa?
- Il treno.
Non avevo capito se era una battuta o una cosa seria.
- Lei dove è diretto? – gli chiesi.
- Da nessuna parte.
Mi misi a ridere e guardai fuori facendo finta di niente.
- E lei? – mi chiese – dove è diretto?
- A differenza di lei, in un posto preciso.
Fece un sorriso e guardò fuori anche lui. Calò il silenzio: noi dentro e le nostre facce fuori riflesse sul vetro. Entrò il bigliettaio.
- Biglietti!
Io gli diedi il mio che venne timbrato.
- Signore, il suo, per favore.
L’anziano non lo guardò neppure. Il bigliettaio ebbe quel sussulto che hanno tutti i bigliettai quando trovano qualcuno senza biglietto. Provano un certo piacere profondo.
- Mi scusi, il biglietto… le devo fare una multa… mi ascolta?
- Non ho alcun biglietto.
Il bigliettaio cominciò a scrivere. Io non sapevo che fare.
- Senta lo pago io il biglietto al signore, è salito con me.
- Va bene! Dove è diretto signore?
- Da nessuna parte! – rispose.
- Bene le faccio il biglietto fino al capolinea – disse con una certa soddisfazione.
Pagai il dovuto e il bigliettaio chiuse la porta.
- Grazie.
- S’immagini.
A quel punto prese il cappotto e il cappello e mi salutò.
- Arrivederci.
- Ma dove sta andando?
- Da nessuna parte.
- Ma sta scherzando?
- Ma ci vada lei al capolinea.

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