domenica 3 gennaio 2016

Jack o Daniel

Ogni volta che ho qualcosa di importante da dire chiamo sempre Jack, lui che in realtà si chiama Daniel. Gli do appuntamento alle nove di sera in un famoso locale, quindi, io arrivo un’ora dopo. Perché? Perché lui aspettandomi si ubriaca. Quando è in questo stato mi è utile nelle risposte, non riesce mai a finirle, a differenza dell’alcool. Mi piacciono le sue considerazioni incomplete, mi completano.
- Senti, paliamo di cose serie…
Lui è già aggrappato al bancone del bar.
- Cose se…
L’ho interrotto.
- Sentimenti…
- Senti… menti… – E si è messo a ridere.
Ecco. A quel punto mi è arrivata un’immagine di vita passata. Succede sempre così con Jack, ti arrivano immagini, solo perché tra uomini non si parla mai di queste robe che solleticano il cuore.
- Da quant’è che non…
Non l’ho più ascoltato e mi sono focalizzato sull’immagine. Avevo 6 anni circa, e c’era questo Lucignolo, di cui non ricordo il nome, che mi bucò il pallone. Io allora non dissi niente perché mi cagavo addosso dalla paura. Lui era il doppio di me, anche perché, ora che ricordo bene, era il figlio del macellaio. Questo troglodita si strafogava di carne ogni giorno, mentre io la mangiavo solo la domenica col risotto allo zafferano. La carne in questione era sempre l’osso buco quello coi nervi duri da masticare. Che nervi!!!
Comunque, per tornare al discorso, ora vorrei poter andare da sto tizio, dopo quarant’anni, e dirgli tutto quello che non gli dissi allora, a spiattellargli in faccia tutti gli insulti possibili immaginabili. Il problema, o meglio, il mio timore, è che una volta suonatogli il campanello, questo tizio sia molto gentile, e si ricordi, e mi chieda scusa, e scopro che è una specie di membro dell’esercito della salvezza che invita i barboni a mangiare a casa sua ogni maledetto Natale, che ha una moglie cortese, due bellissimi figli, e ha fatto costruire pozzi d’acqua in Congo. A quel punto mi fumerebbero di più perché speravo di trovarlo in galera per spaccio, prostituzione o altra roba per cui si mette la gente in prigione. Quello che non capisco però, perché quando incontro Jack o Daniel, fate voi, mi capitano queste associazioni mentali contraddittorie.
- Senti, ti va di ubriacarci? – gli ho chiesto.
- Ottima id…
Io non ho bevuto neanche un goccio.
- Grazie per la chiacchierata.
Lui ha alzato la mano, l’unica cosa che è riuscita a sollevare, e io me ne sono andato senza pagare un centesimo.
- Cia… o…
- Chi paga, scusi! – ha chiesto il barista.
- Non ha paga…
- No!
- Sto figlio di… sa… tanto tempo fa… gli ho bucato il pallone.





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