sabato 26 novembre 2016

Viaggio al termine dell'incipit (13)

- Hey, aspetta!!!
Le urlo correndo col cuore in gola. La gioia mi pervade sul petto, i miei occhi luccicano come nuvole di vapore, la mia pelle addrizza i peli come l’erba che cresce tra le insenature dell’asfalto, le mie cartilagini corde di violino, le mie ossa un grande contrabbasso, qualcuno suona con l’archetto. Le vado incontro scivolando sul terreno ripido. Ho cambiato sentiero. Tra me e lei venti metri. Ora è lo spazio che cancella il tempo, la distanza una musica soave, diciannove metri e mi accorgo del lago, diciotto metri e mi accorgo del cielo, diciassette metri e respiro, sedici metri e sorrido, quindici metri e ho paura, quattordici metri e tremo, tredici metri e magari mi fermo, dodici metri e lei non si gira, undici metri e i suoi capelli neri, dieci metri e manca poco, nove metri lei sente i miei passi, otto metri e prendo il foulard dalla tasca, sette metri e sento il suo primo strato di coscienza, sei metri e ci sono dentro, cinque metri e ho un leggero capogiro, quattro metri e lei si gira, tre metri e vorrei cadere a terra, due metri e lei mi spara.  
- Come ti chiami?
- Solange.
Le mie gambe sono molli, il foulard cade lentamente, non c’è un filo di vento, la sua pistola fuma l’ultima sigaretta e arriva la nebbia a catturare il sole.

continua...


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