- Es esto “un nuevo sol”? - chiedo all’indio porgendogli la moneta.
Lui si fa un’alzata di spalle. Non so se ha capito l’antifona. La pistola è sempre infilata dietro la schiena. La barca va verso il buio più fitto, una specie di galleria: quando entro non vedo più niente, mi agito, ma resto composto, il mio cuore aumenta, lo sento in gola e nella caviglia, ad ogni colpo la barca ondeggia, allungo le mani sul bordo, mi tengo, tra un po’ si rovescia: l’angoscia, non riesco a dire nulla, ho perso la parola, vorrei urlare qualcosa, ma niente, niente di niente, il mio cervello si è spento: solo la paura: è accesa: potesse almeno illuminare la rotta, non so perché mi viene di chiedere aiuto alla mamma, oddio, perché non riesco più a muovermi, perché le mie braccia sono pezzi di legno, ma sto respirando? Fatemi uscire al più presto, sto tremando, non esisto, ecco, non esisto, non sono più io: coscienza, solo coscienza, mi turba, mi annienta, aiuto, aiuto, prego, prego tanto, perdono, salvami, ti prego, mi dispiace, quando finisce… Scorre la barca, unica certezza: il movimento, da qualche parte vado, stai tranquillo, ci sono io, questo buio è quasi finito, non ci credo… una piccolissima luce in fondo: davvero, diventa sempre più grande: davvero, ritorna il sangue: davvero, ritorna il sereno: davvero, il cuore regolare: davvero, la luce è più forte: davvero, mi acceca: davvero, sono sfinito: davvero, sono fuori: davvero, e l’indio è sparito: davvero.
continua...
Nessun commento:
Posta un commento