giovedì 22 dicembre 2016

Viaggio al termine dell'incipit (18)


Antofagasta, Lat 23°26'35''S

Come un piccione viaggiatore sono venuto qui per ricevere un messaggio e volare via sulla strada del ritorno, invece mi ritrovo qui al termine dell’inizio come Colombo, per confondere le Indie con le Americhe, per confondere le nuvole nelle pozzanghere. In questo solstizio d’estate, oggi sono precisamente sul punto esatto delle mie ricerche. Inutile tentare di spiegare la vita, ogni frase è zoppicante, è una ruota di un carro che sta per saltare: più si è in pericolo, più i cavalli imbizzarriti con i paraocchi corrono per scongiurare la morte. Eppure, io sono sveglio, cammino come un fantasma terrorizzato dall’evento. Il sole sta per arrivare nella sua perfetta verticale. La mia testa rivolta al cielo per levarmi dalla mente lo scarto che c’è fra le idee e la forza vitale. Tutte le particelle del mio corpo sono in attesa come soldati in trincea pronti per l’assalto finale. Ma qui sono all’inizio e il tempo si muove disordinato. Il nuevo sol è questo: è la nascita, la salvezza, l’avvento, dall’altra parte del mondo è il giorno più buio dell’anno. Sono prossimo al miracolo, l’astro incandescente sta per giungere sulla mia testa, manderà i suoi raggi come frecce scoccate dai castelli in aria, quelli da me costruiti per difendermi dalle invasioni boicottanti delle mie percezioni innocenti. Ogni giorno della mia vita mi sono focalizzato inutilmente su come tirare avanti. Mai ho pensato ha buttare acqua sul fuoco, mai ho pensato alle molteplici abilità nascoste, agli spazi di movimento, alle cime da scalare e alle discese sulla neve. Mai ho pensato a prendermi il tempo e metterlo in tasca: un fazzoletto bianco per asciugarmi il sudore, un fazzoletto bianco da sventolare. Mi manca il fiato, respiro male. Che fatica questo sole lento. La mia ombra si ritira mestamente e viene verso di me, giusto per sprofondare sotto ai miei piedi fino al centro del mondo. Manca pochissimo e mi assale una tristezza, un’altra invasione. Abbasso la testa e l’ombra è sparita. Il sole è perfettamente allineato a me. Io e il sole. Una spada calda mi trafigge e mi attraversa dalla testa fino al perineo e mi pianta in terra come uno spillo in una farfalla da collezione, che vidi anni fa nella villa Meleto di Guido Gozzano: “Signora felicita m’apparisti così come in un cantico del Prati, lacrimante l’abbandono per l’isole perdute nell’Atlantico; ed io fui l’uomo d’altri tempi, un buono sentimentale giovine romantico. Quello che fingo d’essere e non sono!” Viaggio velocemente in tutte le mie vite vissute come un lepidottero sfuggito da un entomologo distratto a cercare un ago in un pagliaio. Inizio a tremare come un diapason impazzito alla velocità della luce: onde sonore, frequenze che cambiano il corso della materia, e tutto diventa gassoso e vibrante. Una nebulosa di fumo si espande, contiene colori accesi mai conosciuti, si uniscono e ne formano altri. In questo turbinio di emozioni apro gli occhi, senza sapere se li avevo veramente chiusi, e Solange è ad un palmo di naso. Mi bacia con delicatezza ed entra nel mio corpo e io nel suo. Concime vivo come se tutto l’amore e la compassione del mondo venisse coltivata in quell’abbraccio invisibile, giorno per giorno, in quel senso di benessere che vorrei tenere per sempre. Eccola, la infinitezza del vuoto, un lampo di meteora sull’orlo di un mondo perduto. Un sudore cola giù insieme alle lacrime per quel desiderio sopraggiunto che nessuno conosce e che nessuno sarebbe mai in grado di comprendere. Ci affogo in questa benedizione e tutte le cose perdono il loro nome e il loro valore. Cala il silenzio nel silenzio, l’incipit dev’essere nell’ombelico: il giorno del cordone tagliato. Il distaccamento della navicella lasciata libera nello spazio, un satellite per far rimbalzare le onde come una racchetta da ping pong e il mondo attaccato a un filo, il mondo che ritorna sempre ogni volta che desideri, ogni volta che la tua anima vorrebbe ripetere questa esperienza incredibile. Ritorna l’ombra, ritorna tutto e tra pochi giorni è Natale.
continua...

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