venerdì 20 dicembre 2013

Appuntamento


Ero sulla panchina di una piazza di città ad attenderla. Malgrado fossero passati alcuni anni, ero in anticipo all’appuntamento, volevo osservare quello che di solito accade prima, prima del tempo, una sorta di necessità di visionare la gente che non avrei visto se fossi arrivato dopo. C’era una coppia che camminava mano nella mano, un bambino che si era perso e poi ritrovato, un uomo che saliva sul tram, una macchina blu che sfrecciava e una bianca ferma al semaforo. Una serie di piccioni sparsi e disordinati e il cielo grigio, sullo sfondo luci sulla cattedrale ed un ponte a dividere questo, dove sotto scorreva un po’ di fiume. Mi girai e la vidi accanto, aveva lo stesso profumo, lo stesso viso, la stessa cautela nel movimento. Si aggiustò i capelli con entrambe le mani e fece un lungo sospiro.
- È tanto che aspetti?
Non risposi. Restammo lì ad osservare la gente, i colori delle macchine, i piccioni viaggiatori, e le eterne insicurezze. Non ci voltammo, solo il rumore di espirazioni dal naso provocate da un ghigno sornione. Dopo un silenzio infinito, le nostre bocche presero ad aprirsi alla risata, e i nostri corpi presero a vibrare grazie al movimento delle spalle. Ridemmo così forte che ci tenemmo la pancia mentre i piccioni decisero di volare. Lasciammo qualche lacrima di gioia sull’asfalto e quelle di tristezza sulle guance, e prese a nevicare piccoli fantasmi del passato che ci caddero addosso come lenzuoli bianchi in un pomeriggio di vento.
- Hai fame?
Ci guardammo mentre le nostre mani stavano entrambe sulla soglia di un precipizio.
- Male che vada pagheremo il conto.

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