- La conobbi tra le parole di un amico
scottato dal suo fulmine a ciel sereno. Per lui era una dea e per me un foglio
bianco senza immagini e parole. Quando la incontrai un anno dopo la vidi in un
chiosco sulla spiaggia che mangiava un ghiacciolo seduta sulla sedia e le gambe
accavallate sul tavolo. Aveva gli occhiali da sole come me, e quando ci
stringemmo la mano facemmo finta di guardare altrove tra le lenti scure. La
radio suonava Gino Paoli e non mi accorsi in tempo dell’inizio della fine.
Decisi di stare distante sapendo che distante sarebbe stato vicino. Una sera
ballammo in una balera, tutto girava a nostro favore: i piedi, la vita, la
testa e le stelle. Non compresi quanto fosse pericoloso ridere mentre si balla,
il cuore è leggero e il sangue si scalda. Non feci la sciocchezza di baciarla
quando finì la musica, non ero pronto, e mi slegai da lei, da quell’eccesso di
benessere. Decisi di fuggire e di andare in bagno per prendere tempo ma non lo
trovai… il tempo. Mi sciacquai la faccia come al mattino quando non sei ancora
sveglio e la vidi appoggiata alla porta. Era proprio lì, appoggiata alla porta,
e scuoteva la testa e non la smetteva di ridere. Andai verso di lei come quelli
che vanno sui pattini a rotelle. Avevo la faccia bagnata come le mani, le presi
il viso, le spostai i capelli e mi asciugai tra i suoi occhi…
- E poi?
- Senza fine… na na na na na na na na
na… senza fine…
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