lunedì 23 dicembre 2013

Padre


Quando arrivò alla panchina sul suo trattore di plastica a pedali aveva appena smesso di nevicare. Faceva freddo, ma a lui non importava, era bello coperto da un piumino rosso e da un berretto nero di lana. Avrà avuto non più di tre anni, lo si capiva dall’altezza e dalla sua innocenza. Si arrampicò sulla panchina come gli antichi saltatori in alto a ventrale e fece un po’ di fatica perché per un attimo pensò di scivolare. Raggiunto il piano sulle ginocchia si girò e lasciò le gambe penzolare come un’altalena. Quelli che lo videro, pensarono che si fosse perso e che parlasse da solo una lingua a loro sconosciuta. Altri giurarono che c’era qualcosa di invisibile di colore rosso, e una donna si permise pure di dire che non era vero, che non era mai esistito. Arrivò poi un uomo stanco che si sedette accanto. Gli mise la mano in testa e si fermò la giostra. I piedi del bambino toccarono terra e divenne adulto e l’uomo invecchiato. C’era un insolito silenzio senza educazione, senza risentimento, solo una mano sulla testa, perché solo di quello c’era bisogno, una mano sulla testa per chiedere perdono.
- Mi dispiace…
- Puoi togliere la mano se sei stanco.
- No, sono tuo padre e nient’altro.


http://youtu.be/G6rTZe6gtS8

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