sabato 19 aprile 2014

Death is not the end


Un vecchio signore incontrò un’Anima. Una notte, ritornando a casa ubriaco e, secondo il suo costume, solo, l’aveva scorta accoccolata sui gradini della chiesa e dapprima l’aveva creduta un mendicante. Si avvicinò, preso dall’ebbrezza dell’evento inatteso e dai fumi dell’alcool, e la vide doppia. Non sapeva se fosse uno scherzo dei suoi occhi o una nuova realtà, dato che la sua conoscenza passata e tramandata da altri gli aveva trasmesso una verità assoluta: che l’Anima fosse solo una. Assomigliava alla fiamma di una candela, che si sdoppiava ogni volta che lui si sforzava a fissarla. Dentro di essa c’era la sua immagine riflessa ed ebbe un presagio nefasto, credendo per un attimo, che quello potesse essere l’inferno. Eppure emanava calore, che non aveva niente a che fare col dolore, una ventata di amore incondizionato, lo stesso che aveva ricevuto da sua madre quando era ancora bambino.
- Chi sei o chi siete? - chiese il vecchio sedendosi sulle scale.
L’anima non rispose.
- Sto per morire?
Questa domanda aleggiò nell’aria e rimase anch’essa senza risposta.
Lui a questo punto si sdraiò sui gradini e si lasciò andare come solo gli ubriachi sanno fare. Nubi all’orizzonte stavano arrivando minacciose, pronte per scatenare un temporale. Pensò che Dio stava per venirlo a prendere, per portarlo lontano dalla sua disperazione.
- Questo pianeta non mi appartiene, sono solo, e nessuno è in grado di potermi aiutare, tanto vale morire - disse ancora alla fiamma che ogni tanto diventava doppia.
- Perché due? - chiese ancora senza alcuna risposta.
Il vecchio si addormentò sperando di non doversi più risvegliare. Nel sonno, ebbe una visione di cani bastardi intorno a lui, e un lupo feroce gli ringhiò sulla faccia e tentò di sbranarlo.
Si svegliò di soprassalto e un lampo tagliò il cielo in due, lo stesso numero delle fiamme.
- Ma il cielo è uno solo come l’anima, come me, in questo mondo cane! - urlò all’universo.
Si alzò stralunato e non vide più nulla: né l’anima, né la fiamma, né il cielo. Vide un gruppo di cani docili che dormivano con lui sulle scale, e si sorprese. Aveva ancora i postumi della sbronza e fece fatica a rialzarsi, quando un cane gli si avvicinò e gli leccò la faccia. Provò a toglierselo da addosso ma il cane insistette e lo fece sorridere. Il vecchio avvertì solletico su tutto il corpo e il sorriso diventò una fragorosa risata. Gli prese la testa e gliela accarezzò.
- Amico mio, piano - disse al cane - Chi sei o chi siete?
Il cane non rispose.
- Io ho paura di vivere, mia cara bestiola - gli sussurrò con voce tremante, - ho paura della felicità, ho paura della fortuna, ho paura dell’amore, capisci? Io non voglio guarire, se guarisco che faccio? Il cane girò il muso verso gli altri e abbaiò una sola volta. Loro si alzarono ubbidienti e si sdraiarono accanto al vecchio come trapunte invernali appoggiate sul letto.
- Ma che fate? - chiese ridendo - Siete pazzi!
Tutto quel calore animale gli arrivò nel profondo delle sue ossa, in ogni sottile cartilagine del corpo, e si sentì sollevato.
Infatti si sdoppiò. C’era lui sui gradini e lui appeso a un metro da terra. Non era un fascio di luce o energia: era materia. La conferma gliela diede la sua curiosità nel toccare con l’indice quel corpo e nel constatare che era tutto vero e non solo frutto della sua immaginazione. Si guardarono entrambi. I loro palmi si unirono in una preghiera, e rimasero a fissarsi per molto tempo mentre i cani dormivano intorno.
- Chi di noi due deve morire?
- Tu.


http://youtu.be/NwUHzq8VxfI

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