giovedì 24 aprile 2014

Nuvola


C’era sta cosa bianca in cielo. Stava lì, sola, nel sereno. Il sole la scrutava con distacco, sperando che non gli coprisse la faccia come succede spesso. Ma lei era unica, e ferma. A muoversi, ci pensava la terra. Io ero appoggiato sul davanzale della finestra ad attendere che potesse cambiare forma. Qualche filamento si mosse come le onde dei capelli della Venere del Botticelli. Stavo per chiudere la finestra proprio mentre lei scopriva il volto, e me la ritrovai a pochi metri dalla faccia come un fiore che si è appena aperto.
- Scusa, mi fai entrare?
Rimasi attonito alla sua richiesta. In casa mia non era mai entrata una nuvola.
- Non saprei! – risposi senza troppa convinzione, - a parte il sole e la luna, non mai ricevuto altre persone.
Arrivò a un centimetro dal mio naso.
- Vorresti dire che non ti fidi, messere?
- Certo che no, ma ho la casa in disordine e non aspettavo nuvole.
- Male, sappi che le nuvole vanno e vengono come disse un cantautore.
Pensai a quante volte tenni le finestre chiuse e le porte blindate. Quindi, decisi di farla entrare.
- Prego!
Lei con gentilezza chiese permesso e si sedette sull’unico divano vicino all’ingresso.
- Bevi qualcosa? – chiesi.
- Acqua, grazie!
Bevve un bicchiere tutto di un fiato e ne chiese un altro.
- Che stavi facendo? – mi domandò sempre con garbo.
- Volevo scrivere una storia breve.
- Scrivi la mia!
- Bene.
Allora presi carta bianca e penna e le chiesi:
- Come ti chiami?
- Nuvola lontana.
- E come mai questo nome?
- È la prima immagine che mi è passata.
Quando finii di scrivere la storia, lei, se n’era già andata.

Nessun commento:

Posta un commento