martedì 20 maggio 2014

Romeo and Juliet

Quando uscii dalla porta sul balcone, appoggiai le braccia sulla ringhiera e mi misi a osservare lo sfondo di un paesaggio sempre uguale. C’erano luci in lontananza che brillavano come fuochi accesi verso l’alto, a sventolare mani che desideravano trovarsi, per scambiare calore in un baratto. Mi chiesi, se in una di quelle luci di case sparse, ci fosse qualcuno con le sue braccia sulla ringhiera, a osservare il mio fuoco acceso, come due lingue in fiamme che si sono arse. Infatti cera: intesa come la faccia di una candela. Vidi una ragazza con gli occhi sopra i tetti e la sigaretta in mano, a far fumare camini ormai spenti e a lanciarmi il suo faro. Ci giocammo una partita a scacchi, perché il cielo diventò una scacchiera, tra nuvole bianche quadrate insieme alla nera atmosfera, dove danzavano, sopra cubi di una discoteca vuota, il re e la regina. Sentii una voce come un segnale di fumo, trasportata da rondini che rasentavano i muri delle case e facevano ruotare i cortili sottostanti, chiusi da cancelli elettrici lampeggianti.
- Ehi tu, che te ne stai lì a fissarmi, che fai?
- Ti va di fare una partita?
- Io prendo i bianchi.
E a me non restava che gli altri.
Giocammo per un po’, concentrati su schemi e calcoli matematici. Gli alfieri tagliarono il cielo in diagonale e le torri si scontrarono frontalmente, mentre i pedoni vennero investiti da cavalli impazziti che saltavano storti. Rimasero in pochi, i più forti: le due regine e i due re, che decisero giustamente di deporre le armi. Romeo e Giulietta si erano sacrificati, non restava che definire la pace tra Montecchi e Capuleti.
- Che fai nella vita?
- Il venditore di incipit!
- Ah!
- Eh!
- Io ho un progetto…
- Quale?
- L’algoritmo della felicità.
- E a che punto sei?
- Al primo passo…
- Ti raggiungo…
- Ci va ritmo, ragazzo…
 
 

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