mercoledì 18 giugno 2014

Elena


Mi sedetti accanto come faccio di solito. La panchina era fresca malgrado mancasse poco al solstizio d’estate, e lei stava in attesa di qualcosa che potesse dare un senso alla nuova stagione.
- Non pensi, che a volte, quello che fai non basta? – mi chiese senza tanti giri di parole.
- Sì, quella sensazione di non raggiungere… - risposi forse girandoci intorno.
Aveva un viso di chi è a disposizione, di chi ha sempre qualcosa da offrire, di chi correrebbe in ogni circostanza e di chi è sempre pronta per una carezza. Nei suoi occhi c’era la sua capacità di non disturbare, di non lamentarsi, di essere assente per lasciare campo aperto agli altri. Era un’ottima spalla, nel vero gergo teatrale, sapeva far emergere il talento di chi gli stava vicino e offriva con cortesia la sua energia fino a scaricarsi. La sua generosità era palpabile e io la percepii dato che in pochi minuti mi sentivo meglio. Il suo silenzio era decisamente un toccasana. Ebbi l’ardire di farle una sciocca domanda, quelle che nascono dal nulla.
- Vorresti un regalo?
- Vorrei essere sorpresa!

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