sabato 7 giugno 2014

Nulla


La presi tra le braccia e la portai da me. Erano passati secoli da quando non portavo a me una calda, profumata, limpida e morbida straniera. Era un cuscino da una lunga chioma come un veliero in viaggio verso una terra promessa. Con una delicatezza che non conoscevo la feci librare nell’aria addormentata. Non avvertivo alcun peso nella mia rotazione leggera cullata dall’impercettibile rullio del sangue che scorreva. Ogni battito era una musica rombante di indigeni nella danza della pioggia. Niente dava l’impressione di un combattimento tra soldati in guerra, solo schiaffi docili che assomigliavano a innumerevoli carezze. La posai sull’erba e la baciai al confine delle labbra. Lei si svegliò e anche l’aria. Aveva gli occhi di una civetta e il sorriso di una farfalla.
- Che succede?
- Nulla!

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