martedì 3 marzo 2015

Mio padre

Mio padre è nato il 3/3/33. Niente di malefico, sono i numeri del povero diavolo. Oggi compie 82 anni (28 per la questura). A due anni perse sua madre. Morì di tubercolosi. Non la conobbe. Non ha una foto. Non sa che viso avesse. Non sa niente di niente, non conosce neanche il suo odore. Fece il boscaiolo con il cuore. Amava gli alberi e ci parlava, raccoglieva i funghi e cacciava la selvaggina. È nato in provincia di Varese, in Valtravaglia, in un paese chiamato Bosco. Non c’era posto più adatto. Lui trova i funghi, io li pesto. Mi ricordo da bambino che lui mi faceva col dito di stare zitto, e di stare fermo. Io stavo in mezzo a una decina di porcini che lui raccoglieva intorno, e me li faceva annusare come si annusa al mattino il buongiorno. Io non li ho mai visti, lui li ha sempre ascoltati. Quando andò a militare si innamorò di mia madre. A Torino in via Cernaia. Lei si affacciava al balcone e lui gli parlava. William aveva già capito tutto mezzo secolo prima. Il suo superiore, un capitano, gli propose di lavorare nelle ferrovie. Erano gli anni cinquanta, era un posto statale. Lui rifiutò, perché non voleva stare lontano dal suo ambiente vitale. La vita era dura e quindi si trasferirono in Canavese, perché l’Olivetti garantiva una vita migliore. Stettero in una catapecchia a Vidracco in Valchiusella. Il bosco c’era, stava dietro alla casa, e c’era anche una vigna. Era felice, malgrado la miseria. Si faceva il bagno nella vasca di plastica e si cagava nell’orto nella latrina agricola. La nostra merda era concime per la verdura. Era così buona che veniva sempre voglia di cagarla. Poi, un giorno, si decise di andare in una casa più grande, più igienica. Il tempo passò e mio padre si ammalò, ambarabaciccicocco. Tanti traslochi ci furono e il bosco era lontano. Un giorno, un dottore, ci disse che non c’era più nulla da fare, e lui si salvò, ambarabaciccicocco. Non ve lo sto a spiegare, non mi va di creare facili illusioni, qui non ci sono magie o giochi di prestigio, e per non essere banale, ma essere ligio, se la mia intuizione non mi inganna: il bosco, per mio padre, è la sua mamma. (E la mia nonna).

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