venerdì 17 gennaio 2014

Chi se ne frega


Chi se ne frega. Te ne stai lì ad attendere qualcosa sapendo che qualcosa non arriva. Sentire che stai perdendo tempo solo perché hai dato un tempo al tempo. Sapere che aver perso molto di quello che ti rendeva sicuro, era solo un modo per andare avanti, senza avere un percorso scosceso, sapendo che scosceso non vuol dire un cazzo.
Eppure ad un certo punto lasci andare, ti abbandoni e smetti di restare a galla, perché la fatica non serve, perché Itaca è lontana, e forse non è più il caso di tornare.
Finiscono le antiche certezze e lasci che la natura faccia il suo corso, o meglio che la vita decida quello che è giusto da quello che è sbagliato, dato che tu lo hai fatto per troppo tempo, come un Don Chisciotte alla deriva tra i mulini a vento.
Chi se ne frega, già, chi se ne frega, io esco da questo spazio stretto e inizio a volteggiare sapendo che volteggiare non vuol dire un cazzo. Affogo e mi elevo andando in basso, magari sapendo che è un salto in alto, dove l’asticella non è mai al solito posto, e non basta saper prendere bene la rincorsa per superare te stesso.
Sono lì che provo, ondeggiando avanti e indietro, salendo sulle punte dei piedi, cercando il percorso ad arco o a semicerchio fino allo stacco.
Salto di pancia o di schiena?
Chi se ne frega, non vale la pena, faccio una sforbiciata sapendo che una sforbiciata non vuol dire un cazzo.
- Sei pronto ad andare?
- L’erba è alta…
- Non vuol dire un cazzo.
- Devo prima pisciare


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