venerdì 24 gennaio 2014

San Remo e Francesco Nuti



Il treno entrò nella galleria e Stefania era seduta di fronte a me in uno scompartimento vuoto. Il mangiacassette, con le pile quasi scariche, gracchiava musica del Festival in continuazione. Nel buio lei mi baciò velocemente come si baciano i tredicenni. Era una gita, vacanze romane di una Roma spogliata dai nostri genitori. Le nostre lingue s’intrecciarono in quella maledetta primavera che ci costringeva a crescere tra papaveri e papere. Fulvio era appena uscito per andare in bagno, perché se la faceva, non addosso, con Elisa o per Elisa giusto per vedere se Alice esistesse davvero nel paese delle meraviglie. Voleva solo una vita tranquilla, e perché no, anche una vita spericolata. Lo trovarono anni dopo come uomini soli in una vasca da bagno diventata un’astronave per volare in una terra promessa, solo per capire che non si può morire dentro, ma questa è un’altra storia, un altro festival, quello del bar, ricordando con 7000 caffè, Luigi Tenco che grazie ad una canzone eliminata salutava lei con un ciao amore ciao come soldati che partivano per una guerra da cui risorgere.
Furono 5 giorni di felicità, lei era confusa e felice, ed io come foglie vibravo nella notte del mistero.
- Portami a ballare – mi chiese.
Ed io le risposi citando titoli di canzoni.
- Con te partirò.
- Non voglio mica la luna!
- E non finisce mica il cielo!
E giù a ridere come scemi giocando a chi le sapeva di più.
- Ancora ti prego!
- Bella da morire
- Come si cambia per non morire.
- Se stiamo insieme ci sarà un perché.
- Dimmi che cos’è?
- Vorrei incontrarti tra cent’anni nella terra dei cachi!
- Ma che dici!
- Vado al massimo con te.
- Non ho l’età per amarti.
- E se domani…
E il domani arrivò come un caffè nero bollente giusto per capire com’è lasciarsi un giorno a Roma, con una lacrima sul viso e con le spalle al muro, dove mi spiaccicò in faccia tutti i miei sbagli con fiumi di parole.
Fece alcuni passi d’addio e poi si voltò rigata in viso.
- E dimmi che non vuoi morire…
- Come saprei, angelo, digerire le pietre?
- Passerà come passano i marinai sulla panchina.
Mesi dopo immerso nella solitudine pensai di andarla a cercare sotto casa ma mi mancava la luce e anche l’aria: l’essenziale.
Salirò dove spunta la luna dal monte, tra montagne verdi, fino all’immensità del cielo.
Questo per dire che le canzoni te le porti appresso, ti si appiccano addosso e non ti lasciano più, come quella volta molti anni più tardi, un sabato sera di marzo, in un locale qualunque, una ragazza molto carina si avvicinò a me come per chiedermi una sigaretta:
- Scusa..
- Dimmi...
- Chi ha vinto San Remo?
- Sarà per te.

http://youtu.be/y9XL4ty9XXI

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