Eccomi qua. Sono l’energia vagabonda, la
temperanza con le ampolle in mano per far scorrere l’acqua. Dalle mie mani non
cadono gocce ma solo speranza, tra cestelli di una bilancia che equilibra il
mio umore. Sono l’angelo che si pettina la mattina e il demone che allontana la
malattia. Sono lupa che sbrana se oltrepassi il limite, però se una formica mi
cammina a fianco so diventare docile. I miei occhi vanno nel sottosuolo per
abbracciare il cielo e l’altra faccia della luna, quella senza velo, che ti
mostra la nuca e una scia rosa di galassie di felicità, per catapultarti qui e su
plutone, giusto per provare un attimo il senso dell’ubiquità. Se ti porto in
posti che ti sembrano fuori dal comune sentire è solo perché ho orecchie
diverse per ascoltare. Non è compassione e neanche ricerca interiore, è l’istinto
primordiale, è la vita stessa che mi viene a trovare. Se conosci il mio cuore
troverai enormi padiglioni che sventolano e un grande barrito di gioia che è il
battito animale. Questa sono io, quella che sa ferrare i cavalli, quella che sa
entrare come un elefante in un negozio di cristalli.
- Con chi stavi parlando? – chiese l’uomo
dopo aver scattato la foto.
- Con 50 trilioni di persone
Nessun commento:
Posta un commento