mercoledì 29 gennaio 2014

Nuca di donna sulla panchina


Eccomi qua. Sono l’energia vagabonda, la temperanza con le ampolle in mano per far scorrere l’acqua. Dalle mie mani non cadono gocce ma solo speranza, tra cestelli di una bilancia che equilibra il mio umore. Sono l’angelo che si pettina la mattina e il demone che allontana la malattia. Sono lupa che sbrana se oltrepassi il limite, però se una formica mi cammina a fianco so diventare docile. I miei occhi vanno nel sottosuolo per abbracciare il cielo e l’altra faccia della luna, quella senza velo, che ti mostra la nuca e una scia rosa di galassie di felicità, per catapultarti qui e su plutone, giusto per provare un attimo il senso dell’ubiquità. Se ti porto in posti che ti sembrano fuori dal comune sentire è solo perché ho orecchie diverse per ascoltare. Non è compassione e neanche ricerca interiore, è l’istinto primordiale, è la vita stessa che mi viene a trovare. Se conosci il mio cuore troverai enormi padiglioni che sventolano e un grande barrito di gioia che è il battito animale. Questa sono io, quella che sa ferrare i cavalli, quella che sa entrare come un elefante in un negozio di cristalli.

- Con chi stavi parlando? – chiese l’uomo dopo aver scattato la foto.
- Con 50 trilioni di persone

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