venerdì 21 febbraio 2014

Al bancone del pesce


E poi sei lì al bancone del pesce a prendere alcuni gamberoni e le sarde, immaginandole già gratinate col finocchio, a farle saltare sulla padella con i fusilli con olio extravergine, tra un pizzico di aglio e due pezzettini di peperoncino, sciacquati con mezzo bicchiere di Gavi perché l’altro mezzo lo hai appena bevuto, ed ecco che si avvicina uno che non vedevi da tempo, vestito come un notaio, che si è fatto una certa onorabilità nel campo economico, sapendo che il suo lavoro non serve un cazzo ma che conosce bene le pubbliche relazioni fatte di apericene e di cazzate varie.
- Non te la passi poi così male.
Ti giri e ti chiedi perché incontri sempre le persone sbagliate nel momento migliore, come se fossi una calamita di calamità naturali. Il suo dopobarba disturba i miei pesci che hanno la stessa faccia di questo imprevisto personaggio di grandi valori.
- Si tira a campare.
E lui che risponde sarcastico con risata a bocca aperta di denti perfetti e appena sbiancati.
- Io tiro a campari!
Ecco che subentra in me quella schiettezza immediata che a volte mi sorprende facendomi sembrare anche uno intelligente. Comprendo la persona che ho davanti sapendo d’istinto che dietro a tutta quella armatura di debole autostima si annida un ipocondriaco con possibili attacchi di panico.
- Da quand’è che non fai un elettrocardiogramma?
- Perché?
- Hai la pupilla destra dilatata.
E lui che cambia colore alla faccia e alla mia giornata.

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