venerdì 28 febbraio 2014

Fabbrica

Ho vangato fino al centro della terra per scoprire le punte delle mie radici, per assorbire la linfa dell’acqua pura e dei fuochi, dove nascono terremoti di assestamento del muscolo del sostegno invisibile; giusto per dire qualcosa che non vuol dire un cazzo.
Sembra che sia rimasto fermo a quel giorno di tre anni fa con la consegna di una lettera che specificava un altro tempo indeterminato che no...n era più il lavoro ma un problema dello stato, o meglio, un problema tuo.
- Da domani sei a casa.
- Se è per questo c’ero pure stamattina.
Dimenticare in fretta odori di oli mescolati a benzina tipici della fabbrica che non può puzzare di disinfettante. In quel luogo dove entravano operai ed uscivano automobili la malattia principale era la sindrome di Stoccolma, forse una sorta di averne piene le palle. La fabbrica che ti rubava le giornate, che ti timbrava, che ti prendeva i tempi con un cronometro, che ti imprigionava a svolgere il compito come un automa, non c’era più. Era roba tua? Ti apparteneva? Chi lo sa! Avere quella sensazione di vittima e carnefice di sé stessi. Nessuno ti aveva insegnato fino ad allora a cavartela, nessuno ti aveva mai detto come cambiare quel meccanismo mentale e non c’era un libretto delle istruzioni o uno stupidario per stupidi. Uscivi come esce quello che è andato da uno psichiatra che gli dice che è schizofrenico, sapendo che da quel giorno sarebbe stato impossibile per lui pensare che potesse ritornare sano. Allora ti costruisci un diversivo, anzi un detersivo per lavarti la pelle o meglio l’anima nella centrifuga quando senti la lavatrice fischiare come un fischio d’inizio, sapendo che i fischi li sentivi quando c’era lo sciopero. Già, l’unico momento di rivoluzione contro qualcuno che in realtà non avevi mai visto. Quella necessità di contestare perché devi ogni tanto rifiutarti di collaborare. Non c’è sconfitta peggiore di una vittoria apparente. Non c’è disperazione peggiore del Don Chisciotte.
- Ho vangato fino al centro della terra…
- E quindi?
- E quindi è ora di seminare e di seminarli.

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