Sentii bussare alla porta e andai ad
aprire. Lei era lì con una faccia coinvolta e leggermente truccata. Aveva i
capelli neri appiccicati al cappotto e le mani conserte sul bavero. Non aveva
le calze e tremava dal freddo perché era pure scalza malgrado fosse inverno.
Entrò senza chiedere permesso con un sorriso sornione e mi balzò addosso il suo
aroma di caffè espresso in limone. Mi diede la schiena e fissò un punto
improvviso nel muro bianco che prima non c’era. Girò la testa ma non il suo
corpo e i suoi occhi erano finestre aperte sul precipizio. Tom Waits cantava
nello spazio e mi ubriacava come una bottiglia di whisky bevuta al trucco. Andò
verso il divano in silenzio, si tolse il cappotto e lo fece scivolare a terra
come i serpenti cambiano la muta strusciandosi sulla roccia. Raccolsi quel
pesante indumento e lo appoggiai alla sedia di fianco, perché era nuda, così
nuda da farmi vergognare di avere dei vestiti addosso. Chiesi col cuore in gola
se volesse qualcosa da deglutire dato che il groppo era fermo nella giugulare.
Indicò il vino e si accese una canna già rollata di erba e di cioccolata.
Versai il vino nel calice e anche sul tavolo giusto per lasciare una macchia
sulla tovaglia per non dimenticare l’alone intorno. Mi chiese se volessi fare
un tiro come una punizione dal limite da mettere all’incrocio, sapendo che la
punizione era a due, con tocco laterale, per superare la nostra barriera
invisibile. Fumai con piacere e rimasi in piedi a guardarla. I suoi seni, le
sue gambe, il suo ventre e il suo viso erano depositati sul mio divano ed io
non avevo idea di come si potesse dipingere l’attimo con la mano. La testa
girava leggera, il fumo e il vino e lei col gomito sul cuscino. Non dicemmo
nulla, parlava il suo corpo e il quadro sul muro dietro a fare d’affresco.
- Mi spoglio?
- Stai fresco!
Non potei far altro che girarci intorno
come un poliziotto in un interrogatorio…
- E poi?
- Poi ci ho ricamato sopra. Dipinto di Eugenio Guarini
http://youtu.be/b2eGoCcEiIA
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