mercoledì 5 febbraio 2014

Autovelox


Piove come Dio la manda, dato che suda le sue sette camicie per reggere la terra. Con un dito la fa girare come una trottola e l’accompagna, facendola anche sparire come farebbe un illusionista con la colomba. La magia è sull’unghia che non si mangia e sugli occhi di chi la osserva.
L’auto corre sulla strada e non c’entra un cazzo con quello che ho detto prima, il tergicristallo come un metronomo detta il tempo sul parabrezza, per trovare la giusta nota del viaggio di una carezza. L’autovelox in fondo mi rallenta e vorrei andare ai novanta senza essere a bordo, per fare una foto alla paura e regalarle una targa ricordo. Rifletto sull’azione e sui miei tarli, scoprendo i vuoti della memoria, la possibilità di spostare i muri senza toccarli, come tende di un sipario che si apre per entrare in scena a recitare una parte tale e quale con la maschera e con il pugnale.

- Sei pronto?
- Per cosa?
- Per il palco!
- C’è tanta gente?
- Fuori c’è il mondo!
- E Dio?
- Fa fotografie in fondo.

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