Piove come Dio la manda, dato che suda
le sue sette camicie per reggere la terra. Con un dito la fa girare come una
trottola e l’accompagna, facendola anche sparire come farebbe un illusionista
con la colomba. La magia è sull’unghia che non si mangia e sugli occhi di chi
la osserva.
L’auto corre sulla strada e non c’entra
un cazzo con quello che ho detto prima, il tergicristallo come un metronomo
detta il tempo sul parabrezza, per trovare la giusta nota del viaggio di una
carezza. L’autovelox in fondo mi rallenta e vorrei andare ai novanta senza
essere a bordo, per fare una foto alla paura e regalarle una targa ricordo. Rifletto
sull’azione e sui miei tarli, scoprendo i vuoti della memoria, la possibilità
di spostare i muri senza toccarli, come tende di un sipario che si apre per entrare
in scena a recitare una parte tale e quale con la maschera e con il pugnale.
- Sei pronto?
- Per cosa?- Per il palco!
- C’è tanta gente?
- Fuori c’è il mondo!
- E Dio?
- Fa fotografie in fondo.
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