martedì 16 dicembre 2014

Volevo scrivere una storia d’amore


Volevo scrivere una storia d’amore senza essere banale, cercando di far emozionare.
Volevo scrivere una storia d’amore perché sono le storie che vanno per la maggiore.
Perché le storie d’amore piacciono alla gente, se le sai raccontare.
Bisogna colpire al cuore, ricucire ferite, far pensare.
Ma una storia d’amore mica si chiede cosa sia normale. Sta mica lì a guardare il pelo nell’uovo o la trave nell’occhio o una barca nel mare.
Una storia d’amore avviene.
Magari uno stava a scioperare e l’altra stava a lavorare. Magari sono pure dello stesso sesso, ma si può fare? Magari sono di diversa religione, maddai, che stai a dire! Oppure lei stava per partire mentre lui stava per arrivare. Alla stazione, all’aeroporto o all’imbrunire.
Una storia d’amore non si chiede se hai fatto la prostituta, se stai in una comunità di recupero, sei hai perso il lavoro, se hai una casa in affitto, sei vai a Fatima, se hai fatto l’astronauta, se chiedi l’elemosina.
Una storia d’amore ti collega con un collega con la colla, o ti sbatte con una spinta sulle labbra di una bocca spenta. E l’accendi con la lingua e prendi la scossa: nelle vene, nei muscoli, nelle ossa.
E niente, volevo scrivere una storia d’amore, ma non so bene da dove cominciare. Qui c’è tanta carne al fuoco e il vino sul davanzale.
Comunque, volevo scrivere una storia d’amore, tanto per fare la rima, per dire una poesia o raccontare una storia, ma non mi viene nulla. Adesso provo a pensare, così qualcosa viene.
Allora, volevo scrivere una storia d’amore… già, ma quale?
Dove siamo rimasti?
Quindi, ci sono due che s’incontrano…
- Ciao.
- Ciao.
- Volevo iniziare una storia d’amore con te!
- Stai scherzando?
Volevo scrivere una storia d’amore per essere letta, e ho scritto una barzelletta.

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