Quel volto che
vagava su e giù per gli isolati quartieri, decise di venire da me, a un palmo
di naso, a formare un’eclissi tra due corpi celesti, a creare un campo magnetico
tra poli opposti. Comunicammo i nostri segreti tramite gli occhi, con le
palpebre che sbattevano codici a intermittenza di trasformazioni personali e di
richieste di aiuto mai espresse dalle corde vocali. Era una mattina di alberi
in fuga, di radici rumorose sotto ai nostri piedi, di correnti d’acqua profonde
di lontane sorgenti. Lei stava a specchiarsi sulla pelle del mio viso, mentre
io ero soggiogato da quel miscuglio di bellezza inconcepibile che oscurava l’inferno
e proiettava il paradiso. Ci mettemmo a ruotare scambiandoci, a turno, il ruolo
del satellite e del sole. La terra era ai nostri piedi e cominciammo a
vorticare.
- Insomma,
da che parte dobbiamo andare?- Dove ci spinge la nostra forza vitale.
Ci fu un forte sviluppo verticale, una potenza sprigionata dal turbine del cuore, un cumulo di instabilità atmosferica inaudita, e lei si mise a urlare.
- INSOMMA!
E continuammo a sommare.
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