domenica 22 febbraio 2015

Gringo

Era stanco e voleva andarsene a dormire. Era stanco con gli occhi rossi e le spalle pesanti. Però, non era ancora buio, dato che l’orizzonte stava prendendo fuoco. Quindi, prese la chitarra e si mise a suonare qualcosa di colorito, qualcosa che aveva a che fare col cielo. Diede un sorso di birra che sapeva di whisky e spense la sigaretta con il tacco del suo stivale. Aveva nel dito medio un ditale, perché a lui piace scivolare. Prese a suonare sulla sedia a dondolo davanti a ...una strada piena di polvere. Oscillava e scivolava. Sembrava che dormisse sotto il suo cappello. Passò un Cherokee a tutta velocità, e lui alzò il dito medio, quello col ditale. Tre avvoltoi si avvicinarono incuriositi, ma volarono via, quando lui sputò verso di loro. Niente cadavere per i pennuti. In lontananza il deserto. In lontananza qualcuno camminava barcollando verso la sua casa. Aveva sete. Aveva un contenitore di plastica vuoto. Aveva le scarpe consumate e un cappello simile al suo. Teneva la testa bassa. Strisciava i piedi e teneva il tempo a ogni suo slide.
- Mi piace quello che suoni, gringo!
Lui non rispose a quella voce di ragazza appena uscita dall’inferno.
- Hai dell’acqua?
Lui fece il gesto con la testa per invitarla dentro e lei oltrepassò la porta di ingresso. Si sentì il rubinetto che scorreva e il rumore della faccia della tipa che sbatteva sull’acqua. Dopo qualche minuto, lei uscì rinfrescata e si sedette sul gradino. Si asciugò il viso con una bandana di color nero.
- Sai, ho passato una settimana di merda.
Lui continuò a suonare e a dondolare.
- Ehi, dico a te. Ce l’hai la lingua?
A quel punto interruppe la sonata, si alzò leggermente il cappello e la vide bene. Fede di sì con la testa, abbassò il cappello e riprese a suonare.
Lei si alzò, spazzolò il cappello e tirò fuori un paio di sigarette. Le accese. Una gliela mise in bocca a lui che sembrò gradire. Si bevve quello che restava della birra che sapeva di whisky e si pulì la bocca con la manica della camicia.
- Senti, gringo, io scivolo dentro.
Lui fece di no con la testa.
- Sono a pezzi, gringo!
Spostò gli occhi verso di lei e la fissò bene. Si guardarono per un paio di minuti. Due minuti che somigliavano a due secoli. Poi lui fece di sì con la testa, e sempre con la testa le fece il gesto di entrare. Lei fece un inchino come per prenderlo per il culo e lo ringraziò con un bacio sulla guancia. Quindi, entrò in casa.
- Mi piace quello che suoni, gringo!
Oscillava e scivolava con la sua sedia a dondolo e la sua chitarra in mano, mentre nel cielo il fuoco si spense, e tra l’ululato di un coyote solitario e il gracchiare di un corvo, si accese la luna come un grosso lampadario.

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